ARTE – Quando la Madonna scopriva il seno (il culto della Madonna del Latte)

Una splendida Maria, si la Madonna, a seno scoperto che lascia scendere dal seno in bella vista del latte materno nella bocca di un Santo, di un alto prelato oppure di altri personaggi legati alla religione cristiana. No, non sto descrivendo una scena di un qualche oscuro film di serie B del filone Nunsploitation (film erotici con suore protagoniste) ma una delle tante rappresentazioni di un’iconografia cristiana presente e radicata per due secoli e stroncata dal Concilio di Trento nel  1543 nel nome della sensualità negata alla donna e alla Madonna in generale che doveva diventare un icona asessuata.

Madonna del suffragio dello spagnolo Machuca

La serie di icone, quadri e rappresentazioni aveva anche un nome latino ben definito: Madonna lactans o Virgo Lactans, a cui spesso si aggiungeva monstra te esse matrem, ovvero mostrati madre di tutti, che non è null’altro che un passaggio della preghiera Ave Maris Stella, una antica preghiera che risale addirittura al 500.

 

Sono stati tanti i grandi maestri a cimentarsi nella serie iconografica della Madonna del Latte. Il più famoso caso si chiama Dittico di Melun, un dipinto su tavola di Jean Fouquet risalente al 1450 e oggi smembrato in due parti che si trovano nella Gemäldegalerie di Berlino e al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa. Un opera che era stata commissionata per la Cattedrale di Melun (la cittadina francese gemellata con Crema). Il pannello di destra, quello più aderente all’iconografgia della Madonna del latte mostra la Vergine in trono che scopre un seno per allattare il Bambino, circondata da uno stuolo di cherubini blu e serafini rossi. Ed è bellissimo, oltre che estremamente sensuale.

 

Il Dittico di Melun di Jean Fouquet

 

Ma anche nel campo si cimentarono anche Leonardo Da Vinci (Madonna Litta),  Robert Campin, (Madonna del parafuoco), Jan van Eyck (Madonna di Lucca),  Giovenone (Trittico Raspa), Andrea Pisano e Nino Pisano (Madonna del Latte) e il  Correggio, (Madonna del Latte e un angelo).

 

L’iconografia aveva un’origine ben precisa: il culto della dea egiziana Iside spesso rappresentata nell’atto di allattare il figlio Horus. Un culto che si intreccia con il cristianesimo al punto che alcune statue di Iside vennero venerate come Madonne. Addirittura per un certo periodo  si diffuse l’uso di custodire nelle chiese come reliquie ampolle contenenti il latte della Madonna (il Sacro Latte), cui si attribuivano gli effetti miracolosi di restituire il latte alle puerpere che lo avessero perso.

 

Nel trecento le rappresentazioni iconografiche della madonna del latte perdono lo stile stilizzato e frontale delle icone bizantine e diventano veri capolavori molto realistici  con i seni in bella vista, tanto che il critico Leo Steinberg sostiene che l’esposizione del seno e la rappresentazione realistica del bambino “forniva ai credenti l’assicurazione che il Dio attaccato alla mammella di Maria si era fatto uomo, e che colei che sosteneva il Dio-uomo, nella sua pochezza, si era garantito infinito credito in Cielo”.

La Madonna Litta di Leonardo da Vinci

 

Un umanizzazione che si diffuse a macchia d’olio, soprattutto nele campagne tanto che nel 1543 il Concilio di Trento dedicò un intera sessione alla cosa e con il decreto De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus mise in chiaro che le immagini di natura sensuale erano proibite in quanto potevano fuorviare la fede e la rappresentazioni di Maria a seno scoperto potevano essere di inciampo per i fedeli. Uno dei più feroci contro riformatori del culto della Madonna del Latte fu a Milano Carlo Borromeo che fece ritoccare decine di quadri e cambiare nome ad altrettante chiese cancellando nelle nostre zone questo culto così sensuale che rendeva decisamente più materna e vicina alle persone la Madonna, che però forse in quel tipo di rappresentazione era decisamente troppo donna. E si sa. Le donne hanno da sempre qualche problemino in certi ambienti.