Cinema – Cerchi concentrici (un ardito parallelismo)

UNA NUOVA VITA

Buio.. rumori musicali… Il gigantesco schermo del cinema è nero quasi azzurrato.. E’ un neutro di qualche minuto..

Improvviso appare il vecchio logo della MGM. Poi lo schermo si riempie di storia.

E’ il nuovo inizio del capolavoro Kubrikiano ‘2001 A Space Odyssey’ (UK 1968 col, 160 min limati a 141 da Kubrik e riportati a 160’ adesso).. Quel neutro iniziale, mai visto in Tv ed inserito nella versione rimandata nei cinema qualche anno fa, che avrà un ritorno in intermission sul pre finale del film sconvolge i connotati dell’opera e apre una finestra verso un mondo appena abbozzato, ma tremendamente reale, che il genio inglese ci ha lasciato in eredità.

Ma procediamo con metodo.

Come tutti i film che nel titolo portano una data futura, anche per 2001 è arrivato il momento di confrontare previsione filmica e realtà. A grandi falcate il 2001 è arrivato e se ne è andato, Kubrick non c’è più ma ci ha lasciato in eredità il progetto di ristrutturazione del suo film più discusso.

Sonoro ridigitalizzato, immagini ripulite, pellicola ristampata nel formato 70mm superpanavision, al posto dei 65mm che avevano dovuto accontentare il pubblico dell’epoca. Purtroppo in Europa la visione piena del film è possibile solo in tre sale, di cui fortunatamente una in Italia (il cinema Arcadia di Melzo… che serata quella sera).

La spettacolarità degli effetti, le previsione azzeccate, la lungimiranza dell’ingenieria (l’uomo doveva ancora arrivare sulla luna e Kubrick era gia allo Shuttle) la temerarietà delle idee e la cripticita fortemente voluta, di un film dove il senso profondo si fa sovrastare dalla forza delle immagini, lasciano da sempre allo spettatore libertà totale di movimento all’interno del complicato canovaccio del opera cinematografica.

La comparsa del monolite nero, perfetto ed inquietante, è stata vista ed interpretata in mille modi.

In linea di massima tutti si trovano daccordo sul fatto che l’apparizione sia un link spaziotemporale di un entità superiore. Nel racconto di Clarke, da cui ha tratto ispirazione Kubrick per stendere la sceneggiatura, il monolite lunare null’altro era che una sentinella posta da una civiltà superiore per sapere quando l’uomo fosse arrivato sulla luna.

Ma Kubrick ha dilatato e sconvolto il semplice pretesto di Clarke e a dato al monolite una ubiquità da dio spaziale. Le scimmie, adorano l’immobile essere mutando la loro concezione della vita, da istintive a senzienti. Con la rudimentale forma di pensiero nasce la perdita dell’innocenza, non più caccia per mangiare, ma morte nella stessa specie per il predominio…. L’innocenza è persa, la comparsa dell’intelligenza coincide con la comparsa del male.

Quattromilioni di anni dopo accade la stessa cosa stavolta sulla luna.

Stavolta l’uomo perde l’innocenza della solitudine, la trasmissione verso giove del segnale verso un monolite madre, la certezza dell’esistenza quindi di un entita superiore. E la spedizione Discovery parte per capire. L’equipaggio non sa, sa solo HAL 9000 il computer è a conoscenza dell’obiettivo, la macchina sopra l’uomo, la macchina che si fa uomo, la paura della macchina della morte.

 Una circolarità. La circolarità che è costante di tutto il film, e che verrà ripresa in un altro film di fantascienza del pretesto (che significa, spostiamoci nel futuro per narrare meglio le angosce del presente).

Il film di cui stiamo parlando è il capolavoro cupo del regista Sovietico Andrej Tarkovskij, ‘Solaris’ (Urss 1972, col e b/n 165 min… 115 nella versione italiana massacrata da De Laurentis). E non vogliamo parlare dello scandaloro remake…

CIRCOLARITA’ CONCENTRICHE

In questa breve dissertazione proveremo ad iscrivere il film sovietico all’ interno del film di Kubrick, proprio nello spazio virtualmente infinito aperto dal nuovo montaggio che riporta il film alle origini.

Arriva cosi il momento del secondo neutro, la caduta dell’uomo verso l’ignoto è la più importante circolarità Kubrikiana… Ma prima di vedere la ‘caduta’ sospendiamo mentalmente la visione di 2001 proprio durante il secondo neutro, sospendiamo proprio perché questo buio lascia spazio alle idee approfittiamo della cosa e facciamo partire il film di Tarkovskij.

Lo scienziato Kris Kelvin, inviato a indagare su ciò che sta accadendo sulla base orbitante attorno al magmatico pianeta Solaris, scopre che le radiazioni hanno il potere di materializzare angosce e desideri dell’equipaggio. Anche Kelvin ne è vittima e per lui rivive Chari, la sua fidanzata suicidatasi anni prima. Tra i tre componenti ‘umani’ della base lo sconvolgimento interiore è fortissimo, da una parte c’è la voglia di accettare gli ospiti come reali ed essere contenti e dall’altra la logicita che fa dire, no non è possibile questa e pazzia.

“Noi siamo voi, siamo la vostra coscienza..” sibila Chari in un drammatico dialogo scontro con i componenti della base.
“Tu sei solo un doppione una copia una matrice” rinfaccia lo scienziato pragmatico, “Puo’ essere.. ma io sto diventando un essere umano, io amo, anche se per te sono solo una cosa” ribatte Chari davanti agli occhi allibiti di Kris.

Il dolore del passato proiettato nel futuro, anche Tarkovskij si lascia prendere dalla circolarità della vita. E Kelvin si prostra davanti al doppione di Chari, la sconfitta della logica e la vittoria dei sentimenti.

Ma la prima circolarità di Solaris è inquietantemente meccanica e simile a quella di 2001… La base orbitante è un corridoio tondo in cui Kelvin rischia di impazzire, appena approdato non trova traccia di vita se non una canzoncina cantata in modo spaventoso che aleggia nell’aria, (un riflesso della morte con ‘girotondo’ di HAL?) la base di 2001 è un corridoio tondo in cui sia arriva e si parte senza capire.. L’astronave di Hal è un corridoio tondo in cui l’uomo precipita nelle braccia della macchina.

In entrambe i film l’universo è un pretesto per indagare l’ignoto dentro di noi, nel pre finale di Solaris, si vede una sala in cui si notano alcune riproduzioni di opere di Bruegel, (di grande intensità il momento in cui l’obiettivo si sofferma sui dettagli dei ‘Cacciatori nella neve’),

Kubick usa il tema di ‘Così parlo Zaratustra’ per sottolineare l’intensità di alcuni momenti topici.. entrambe utilizzano mezzi convenzionali e ‘antichi’ per penetrare la coltre spessa dell’anima. Sull universo in noi, come forma di analisi, i due registi concordano. Il finale agghiacciante dei due film puo’ essere considerato interscambiabile e significativamente uguale.

Ma ancora un attimo di calma prima di ‘svelare’ al similarità.

“Sono io il giudice di me stesso” decreta Sartorius, deceduto prima dell’ arrivo di Kris, in uno spaventoso video verità. Io decido ciò che è bene e cio che è male senza concussioni alcune di esseri sovrannaturali. Io decreto la mia vittoria, io decido la mia sconfitta. Ma non è così
L’oceano di Solaris come il monolite di 2001, due entità aliene che scandagliano l’uomo scoprendone le sue paure.

“E’ orribile, non riuscirò mai ad abituarmi a tutte queste resurrezioni” è il terrificante commento dello scienziato di fronte alla seconda Chari morta ma vicino al risveglio.
E’ la coscienza che non tendiamo a subissare che morde e ritorna in vita.
Ed ecco quindi giunto il momento di equiparare i due finali.
Kris cede, ed ammette la sconfitta della razionalità.

“Noi vivremo qui, io sono innamorato di te e sei tu la vera Chari… le assomigli ma non sei quella.. sei tu che amo ora”

Ma il sogno svanisce, Chari dopo un raccapricciante ed attraente gioco di rimandi in cui si confonde con la madre di Kris riesce a tornare nell’ magmatico oceano…

La scena finale: Kris è tornato sulla terra, è all’ esterno della sua dacia, la stessa della scena iniziale. Il padre, che lo pregava di non partire, gli si fa incontro e lui si inginocchia ai suoi piedi. Il carrello lento ed snervante all’ indietro ci svela la realtà, Kris non è tornato sulla terra ma è sulla superficie del magmatico oceano di Solaris dove si è creata la sua concezione di vita… un neo nell’ infinito. E la circolarità è servita..

OLTRE GIOVE E VERSO L’INFINITO

 

Facciamo ripartire Kubrick per la scena finale, la caduta nell’ incubo di un altra realtà a noi sconosciuta. L’invecchiamento e la morte in una stanza del ‘700 che non è sulla terra ma nell’ astralità del monolite, proprio come il fimale di Solaris il finale di 2001 usa immagini di vita reale per sconvolgere ancor di più lo sprovveduto spettatore che credeva di essere nello spazio e invece si ritrova nella più terribile delle realtà.

 

 

 

 

La morte e la rinascita, Kubrick amplia incredibilmente la concezione di circolarità fino a portarla allennesima potenza. La spiritualità.

Kris si ritrova ai piedi del padre come un bambino, e Bowman si ritrova per davvero bambino nello spazio… Ma il suo è un occhio maturo, lo sguardo non è innocente. (Lo sguardo è forse quello indagatore di HAL? o quello spaurito e confuso di Chari in Solaris?….) Circolarità parallela che apre ancora un migliaio di discorsi.

Eravamo si partiti con l’intenzione di provare un parallelismo chiarificatore ed abbiamo aperto un nuovo squarcio nell’discorso. Qualcuno ha delle idee in proposito?

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