Questa è la storia di un ossessione.
Questa è la storia di un film che non esiste.
Questa è la storia di un regista che forse era un genio.
Siamo nel 1975 o forse nel 1979, in Turchia, o forse fuori Roma. Ci sono personaggi strani del sottobosco cinematografico italiano come il transessuale Ajita Wilson, caratteristi sconosciuti come Nicola Miglio.
Si sta girando un film che si intitola Maldoror, o forse Blue ecstasy, o forse Il dio selvaggio.
Di sicuro c’è solo che dietro la macchina da presa ci sta Alberto Cavallone. Regista milanese che viene dalla produzione di una manciata di pellicole di genere e che dopo questa parentesi girerà due film stracult.
La storia di questo film che forse non esiste, forse non è mai esistito, ossessiona da anni il critico cinematografico Davide Pulici, firma storica di una rivista faro del cinema di genere come Nocturno, e che negli anni ha dedicato articoli in diversi dossier a questo film che non esiste.
Scrive nella presentazione di Misteri d’Italia: “Ho concepito questo dossier sostanzialmente come un pretesto per tornare a parlare di Maldoror di Alberto Cavallone. Cosa che non deve lasciare stupiti perché – in buona sostanza – è così che nascono i nostri speciali: uno si fissa su qualcosa che lo interessa – se si tratta di “ossessione” è meglio – e finisce per costruirci attorno tutto il resto. Di Maldoror volevo persino dare – e alla fine ho dato – a questo speciale l’identica impalcatura narrativa, con una prima parte “caotica” e “anarchica”, in cui si trascorresse da un argomento all’altro, da un tema all’altro, semplicemente seguendo il criterio dell’associazione di idee più libera e smarrendo volontariamente quel filo logico senza il quale – per usare una citazione di Juan Caramuel che Alberto avrebbe apprezzato, ne sono certo – “si corre il rischio di andare errando per non tornare mai alla luce”. E con una seconda parte, invece, piana, asciutta, secca ed essenziale ai limiti dell’astratto e dell’ascetico, caratterizzata in questo caso da un piccolo dizionario che in un primo momento avevo persino almanaccato di pubblicare senza alcuna immagine a corredo. Adesso ci arriviamo, all’odio… Dunque, qualche tempo fa, una congiuntura favorevole aveva fatto sì che il recupero del film “perduto” di Alberto cominciasse a non apparire più una cosa tanto implausibile. In buona sostanza, si era giunti a identificare dove giacerebbero – brutto verbo, in latino lo si utilizza per indicare i morti, i cadaveri – dei non meglio precisati materiali di Maldoror. La composizione di questo dossier è quindi proceduta, in me, nel corso degli ultimi mesi, con la parallela speranza – l’utopia – di poter finalmente annunciare che l’opera di Cavallone ancora esisteva e che forse sarebbe stato possibile, presto o tardi, capire se i racconti dei pochi elù che all’epoca ebbero modo di vedere il film, avessero o meno ragione nel definirlo un capolavoro. Il capolavoro di Alberto Cavallone…”.
Gia, il capolavoro perduto di Alberto Cavallone. Il capolavoro che nessuno ha mai visto. Nel lungo articolo che Pulici dedica al film che non esiste nel dossier di cui sopra si riportano i risultati della sua lunga ricerca, si pubblicano alucne foto che si presume facciano parte di questa pellicola che è come il sacro Graal, è il Sergente cesso della cinematografia Italiana (per citare un’altra pellicola di culto che veramente non esiste).
Risultati che portano a ipotizzare che Maldoror, il film girato nel 1975 a cavallo tra Turchia e campagna romana, Cavallone lo stesse rieditando nel 1979, dopo aver prodotto Spell, dolce mattatoio, e che lo avesse reintitolato Blue ecstasy, accettando di trasformarlo in una sorta di hard pur di farlo uscire.
(il trailer di Spell, dolce mattatoio)
In realtà addirittura si parla di un terzo film, che è sempre Maldorod, Il io selvaggio, come risulterebbe registrato in alcuni registri cinematografici, dove però non c’è traccia del girato, coma avrebbe dovuto essere prodotto dalla società, inesistente, 3g International (con uno dei produttori accreditati che nega che la società sia mai esistita).
Eppure il Giornale dello spettacolo nel 1979 da per finito Blue ecstasy, e ne presenta il flano. Eppure Cavallone in un intervista a Repubblica del dicembre del 1979 lo dichiara prono per uscire (intervista che sarebbe bello recuperare, peccato che l’archivio on-line del giornale inizi dal 1984).
Quanto sta che Maldoror, o come diavolo si chiami, non uscirà mai.
Addirittura si trovano fondi che danno il film uscito con un quarto titolo, Scava in fondo all’amore, e lo danno come interamente girato e montato in Turchia nel 1975. alcune testimonianze danno quasi per certo che in Turchia ci sia stata anche l’unica proiezione della pellicola. La sua scomparsa si dice sia dovuta ad una mancata distribuzione del produttore, ma forse anche all’estrema scomodità del film, che come Spell e Blue movie denuncia lo sfacelo sociale e morale del nostro paese.
Tra le presunte scene cult della pellicola: una processione con crocifisso fallico, una ragazza che viene partorita da una mucca tra sangue e carne, un bimbo che esplode ingozzandosi di merendine, un matrimonio con parroco che evira le lingue degli sposi al momento della comunione.
C’è anche un secondo film scomparso di Cavallone è Afrika, del 1974. Una storia di omosessualità e violenza di cui troviamo parecchie schede, uno dettagliata addirittura sul Sole 24 ore on-line, ma nessuna pochissime testimonianze visive.
Alcune di queste voci le ho riportate, in coda alla filmografia ufficiale, nella scheda che ho scritto su Cavallone su Wikipedia.
Anche perché dimenticandoci del film scomparso dobbiamo ricordare che Cavallone ha firmato almeno due capolavori.
Spell, dolce mattatoio, datato 1977 e considerato il film più geniale del regista. Ambientato nella provicia romana mete in scena le strorie di vari personaggi. Un pittore e la sua pazza moglie, una giovane prostituta, un macellaio con moglie infelice e figlia incinta. Il precario equilibrio viene sconvolto dall’arrivo di un vagabondo. Il tutto condito da un finale a sorpresa. Colonna sonora di claudio tallino che cita la nenia di M Il mostro di Dussendorf.
Cosi ne saluta l’uscita in dvd il Corriere della sera: “La follia devasta un paese di provincia. Il manifesto cita Max Ernst. Le immagini omaggiano Bataille e «L’ origine du monde» di Courbet, che nel 1977 non conosceva nessuno. Su dvd Next, in una bella copia, esce l’ opera più riuscita di un vero maledetto del nostro cinema: Alberto Cavallone, milanese. Un talento indisciplinato e autodistruttivo che le interviste degli extra (a cura della rivista Nocturno) fanno conoscere meglio. Oggi Spell (noto anche come L’ uomo, la donna e la bestia) rimane uno shock. Chi ama Jodorowski si arrischi, non sarà deluso”.
Ma anche Blue movie. La storia di un fotografo di modelle che decide di injiziare a fotografare solo oggetti inanimati. Lo asseconda una modella stanca della sua bellezza che si lascia trttare da oggetto inanimato.
Cavallone aveva esordito nel 1964 con Lontano dagli occhi. La curiosità del film è che tra gli attori appare il jazz man Lino Patruno. L’ex componente dei Gufi firma anche la colonna sonora.
Il secondo film è del 1969 e si intitola Le salamandre. Un erotico poliziesco rimasto invisibile per oltre 30 anni, finche la sala Trevi di Roma lo ha messo in programmazione nel 2006. Ambientato in Tunisia è la storia di un amore saffico tra una modella nera e una fotografa bianca. Tra di loro si inserisce un medico francese.
Nel 1970 esce Dal nostro inviato a Copenaghen. La storia di due marine che dopo aver combatutto in Vietnam si rifugiano a Copenagnen. Uno fa il fotomodello per fumetti porno, l’altro di fatto impazzisce e dopo un tentato omicidio viene affidato ai servizi sociali che sfuruttano il suo caso come materia di studio.
Dopo avere curato i dialoghi italiani dell’hard tedesco Esotica eroticha svastika firma Zelda. Un erotico del 1974. C’è di tutto: corse in auto, gite al mare, immersioni il tutto per mettere in scena una serie di relazioni sessuali tra un gruppo di persone riunite in un antica villa. La protagonista è Jane Avril, allora donna di Cavallone.
Sempre nel 1974 firma Quikly. Una pellicola a metà tra il polizziottesco ante litteram e il noir.
Dopo la vicenda Maldoror e dopo i due film cult nel 1980 firma Blow job. La trama racconta di un uomo e una donna fuggono da un albergo, si trovano in un ippodromo dove incontrano una strega che li conduce ad un castello dove le loro identità si confonderanno in un gioco di specchi con accenti horror. Lavoro sentito, con echi di Bunel.
Nello stesso anno arriva La gemella erotica, un film che lasciò a netà terminato da Luigi Cozzi, La storia di diue gemelle uguali d’aspetto ma di dversa moralità. Poco erotico, adispetto del titolo, abbastanza affastellato.
tu…non sei sghembo solo nelle canzoni…:D
…si in effetti la mia cultura cinematografica è abbastanza strana…
sono sghembo anche in tante altre cose… eheh
ti ho sscoperto adesso….e su Cavallone non si sbaglia…
http://scaglie.blogspot.com/2008/02/spell-dolce-mattatoio.html
zonekiller
ho aggiunto la tua pagina ai preferiti…
bel blog…
sull film di cavallone ci sono news sul numero di nocturno in edicola…