Racconti – Cara artropatia ti scrivo

lettera

Cara Artropatia

Viviamo assieme in simbiosi da più di 20 anni eppure non ti ho mai scritto prima. Fino ad ora ti ho sempre lasciato scorrazzare libera per le mie ossa, e anche adesso dopo questa lettera continuerai a farlo liberamente fino alla fine dei miei giorni.

Ho smesso di chiedermi perché da tempo immemore. Ci sei e ti accetto, anche se avresti dovuto arrivare al massimo in questi anni, invece sei stata li a farmi compagnia sin da quando ero piccolo. Sin da quando gli altri giocavano a pallone in cortile e io faticavo, fin da quando me ne stavo seduto a terra a giocare a Subbuteo e poi quando gli altri scattavano in piedi rapidi verso la merenda io faticavo a tirarmi su. E tutti a chiedersi perché quel bambino è cosi goffo?

No, non lo sono mai stato goffo, semplicemente mi facevano male le braccia e le gambe. 

Poi qualcuno ha detto: e se fossero reumatismi? E giù a botte di cortisone, erano gli anni ’70, si curava tutto così. E io stavo male mentre tu ridacchiavi quieta e inosservata. 

Pensa che ti ho scovato io diagnosticandoti che ero già adulto e leggevo della mia psoriasi e ti ho scoperta come una delle cose che possono succedere. Da allora abbiamo iniziato a convivere con tranquilla rassegnazione. Lo sai, non ho mai fatto nulla per cercare di metterti all’angolo. Se ogni tanto ti bombardo di antinfiammatori è solo per il mio mal di testa.

Poi due giorni dopo torni rabbiosa e mi fai stare male. Ma che ti ho fatto? In fondo l’unica volta che per un po’ ti ho tenuto sotto controllo ad Aulin e whisky, mi hai spedito a ko con una gastrite tremenda. Ho anche smesso quella cura che mi faceva pisciare rosso e che pretendeva un esame del sangue alla settimana. Stavo bene ma sempre con le pastigliette in mano, e poi era assurdo.

Da allora mi curo ad attività fisica. Se mi muovo e non ci penso stai quieta. Tu ti fai i fatti tuoi e io i miei. Qualche dolorino mattutino e via.

Adesso invece mi stai massacrando. Quest’inverno mi trascino. Ti penso, ti dedico foto e scritti sul mio blog, parlo di te,  e adesso che ho scoperto la Medicina narrativa ti scrivo pure una lettera.

Non so per che motivo. So che non ci puoi fare nulla. Non puoi andartene da me. Non scorri fuori da me quando mi taglio e faccio uscire un po’ di sangue. Sarebbe bello vero?

Come in quel cartone animato del corpo umano che i globuli sono personaggini che cascano fuori da un taglietto. Dimmi dove sei che taglio li e ti faccio uscire. Ci guardiamo negli occhi.

Ma tu moriresti fuori da me. Allora stattene li. Hai gia preso la parte sinistra di me definitivamente con un braccio sempre gonfio e una gamba quasi sempre "formicolata". Non ti basta?

A questo punto prenditi tutto e uccidimi. Facciamola finita… Non lo fai vero? Moriresti anche tu, hai bisogno più tu di me che io di te. E allora scorrazza, che ti devo dire. Magari domani mattina, che è un lunedì e tu il lunedì sei arzilla, stattene un po’ quieta che al lavoro sarà un giorno difficile. Ti prometto che poi ti lascio andare in giro martedì. Ma concedimi un po’ di pace domani dai…

Sempre tuo Emanuele

Una risposta a “Racconti – Cara artropatia ti scrivo”

  1. Cara Artropatia non rompere troppo i coglioni a Em di lunedi..se nn si comincia bene di lunedi puttana eva come diamine si fa il resto della settimana?

    baci pazz

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