Musica – Le dieci copertine più belle del rock

[banner size=”125X125″]La musica non è solo musica. Non solo le sette note messe in fila nella maniera migliore hanno contribuito a creare le storie mitiche. La musica è anche immagine e quindi le copertine dei dischi. Perché un capolavoro con una copertina terribile è decisamente meno capolavoro. Sarebbero stati lo stesso mitizzati i dieci dischi di cui andiamo a parlare se avessero avuto una differente copertina?

 

Si dieci dischi e dieci icone, dieci copertine che sono altrettanto mitiche quanto il contenuto. E da dove iniziare se non dalla copertina simbolo per eccellenza?

 

The Dark Side of the Moon – Pink Floyd

Cosa dire che non è stato detto sul prisma creato dallo studio Hipgnosis per la band inglese che nel 1972 battezza il loro disco cult? Dopo le prime copertine create da Thorgerson per la band la Emi non era soddisfatta, e a torto visto che quella di Atom heart mother è un’altra icona del rock. Permettersi di non mettere il nome e il titolo sulla copertina era ritenuto presuntuoso. Si dice che fu Rick Wright a chiedere qualcosa di incisivo ma sobrio per Dark Side. Delle 7 proposte dello studio Hipgnosis venne scelta all’unanimità quella del prisma che scompone la luce (anche se manca un colore). Rappresentava bene i temi del disco. Il resto è storia di un’icona che ha addirittura oggi un sito con i fan che la riproducono nei modo più strani del mondo.

 

Abbey Road – The Beatles

Tra i pochi che avevano il coraggio e il carisma di non mettere nome e titolo sulla copertina di un disco, oltre ai Pink Floyd, c’erano i Beatles. Tra le tante copertine icona dei Fab Four va scelta questa perché è la più studiata, soprattutto per la vicenda Paul is dead, e la più riprodotta. Chiunque si rechi a Londra oltre che con il big bang si fa fotografare sulle strisce pedonali di Abbey Road. Come tutte le icone è stata spesso citata o rifatta. Il caso più celebre quello di The Abbey Road E.P., dei Red Hot Chili Peppers che  ha la copertina con i membri del gruppo intenti ad attraversare lo stesso passaggio pedonale e completamente nudi con un calzino sul sesso. Lo stesso McCartney, con riferimento alla leggenda della sua morte, riprese l’immagine nella copertina del suo album dal vivo Paul Is Live.

 

I – Led Zeppelin

L’inquietante immagine bianco e nero con la sagoma dello Zeppelin Hindenburg che precipita che si trova sulla copertina del primo disco dei Led Zeppelin è entrata di diritto nella storia per semplicità e forza. Il fotogramma risale al 6 maggio 1937.

 

London Calling – The Clash

La furia distruttrice di Paul Simonon che distrugge il suo basso sul palco del Palladium di New York, il 21 settembre 1979 diventa subito un’icona del punk. Una foto istantanea scattata da Pennie Smith montata sulla grafica che riprende il primo album di Elvis Presley scavalcandolo nel giro di pochi anni per diffusione.

 

The Velvet Underground and Nico

L’esordio della band di Lou Reed beneficia di una delle icone più semplici e geniali di Andy Warhol. Per una band esordiente non mettere nome e titolo sulla copertina era più che una scommessa. Al contrario c’era la firma dell’autore della copertina. Le prime copie avevano la banana sbucciabile, si toglieva un adesivo ed era una banana rosa pisello. Icona che ha decisamente schiacciato il seppur stupendo album.

 

Sticky Fingers – The Rolling Stones

In qualche modo quella del mitico disco degli Stones è sorella del banana album. Non solo per l’autore, anche qui la firma è di Andy Warhol, ma anche per il forte richiamo sessuale. La si sbucciava la banana qui si abbassa la cerniera dei jeans. Nel 2003, il canale televisivo VH1 ha nominato quella di Sticky Fingers la “migliore copertina di album di sempre”.

 

Nevermind – Nirvana

Uil bimbo sott’acqua che insegue il dollaro. Unica cover degli anni ’90 che è entrata davvero nella mitologia delle immagini. Il bimbo fotografato si chiama Spencer Elden è aveva 4 mesi al tempo dello scatto. La piscina era a Pasadena. I genitori percepirono 150 dollari per lo scatto. La band per riconoscenza donò al ragazzo il disco di platino dell’album.

 

 

Ramones – Ramones

I quattro fratellini  Ramone fotografati da Roberta Bayley di fronte al mitico locale di New York club CBGB’s disegna uno stile che non è ancora morto e che  nel 1976 non esisteva ancora. Lo stile del metal e del punk: jeans sdruciti e strappati al ginocchio, scarpe da tennis consunte, giubbotti in pelle nera e portano tutti quanti i capelli lunghi.

 

Iron Maiden – Iron Maiden

Nel 1980 fu uno shock. Il terribile zombie Edward The Head, detto Eddie, che appariva sulla copertina dell’esordio degli Iron Maiden. Creato da Derek Riggs sarà sulle copertine di tutti i dischi della band di Steve Harris. Anche su Eddie è stato detto tutto, addirittura la sua storia è stata ipotizzata dalle pose e dagli stili delle copertine. La fortuna della band si deve anche a questa fortunatissima icona, la più conosciuta tra le mascotte metal.

 

Master of Puppets – Metallica

Le due enormi mani che tirano i fili di una fila di tombe in un cimitero militare è l’icona che proietta i Metallica nel mito degli anni ’80 del thrash. Un disegno che detta lo stile del gruppo e chiude un epoca.