Racconti – Alessandra danza, ferma muovendosi


Osservavo la danza delle ore.

Ma si una bella frase ad effetto per iniziare ci vuole sempre.

Osservavo la danza delle ore, o del movimento, o come diavolo volete chiamare il dondolante movimento di due corpi che si studiano.

Un binario e un libro. Elementi che farebbero la trama di qualsiasi film struggente americano, magari aggiungendo pomodori verdi fritti o qualche altra cosa assurda.

 
Qui invece c’era la mia amica Alessandra. Ferma muovendosi lasciava tracimare dal suo corpo tutto il desiderio del mondo. Presente quell’immagine da trailer di film di fantascienza anni ’50 in cui gli spettatori scappano di corsa da un cinema e poi esce fuori una massa informe incontenibile che invade le strade?

Ecco quella è Alessandra. Ha talmente tanta agitazione dentro di se da sembrare in movimento anche quando è ferma.

Infatti adesso è ferma alla fermata del treno. Aspetta di andare a casa dopo una giornata di lavoro, noioso e duro, duro e noioso, condito di un pizzico di ipocrisia, che non guasta mai. Quella della collega di scrivania, patinata fuori e opaca dentro.

Riassumendo Alessandra è ferma alla fermata del treno. Ferma muovendosi. Verso di lei sta rotolando un altro mondo, quello di Andrea.

Andrea è un nome bifronte. Non nel senso che lo si legge in due lati, ma che identico può essere portato da donne e uomini.

L’Andrea che stava rotolando verso l’immobile tempesta di Alessandra era una donna. Snella, quasi spigolosa, ferma anche quando si agitava. Antitesi di Alessandra.

Scarica elettrica tra le due anime diverse in costante cambiamento di toni.

Siamo schietti? Alessandra guarda Andrea con quella che chiamo l’angoscia della passione. Andrea guarda gli occhi di Alessandra e pensa solo che vorrebbe scoparsela.

Ma il punto di contatto adesso è solo un libro. Copertina azzurra, nuovo e scelto, preso alla libreria all’angolo, quella della donna tormentata che fa da quarto incomodo a questa storia di donne.

Primo incomodo, Alessandra, ferma muovendosi

Secondo incomodo, Andrea, spigoli di desiderio.

Quarto incomodo, Wilma, tormenti e pressione bassa.

 
Manca qualcosa… Manca il terzo incomodo, ovvio.

Nome di battesimo Rita, detta Cannella, da una misconosciuta canzone di Alberto Camerini “Limone e cannella”.

Per ora vibra solamente sullo schermo del cellulare di Alessandra, un sms, bigliettino del XXI secolo per dire tutto e nulla. “T’ho pensato e mi sono sorpresa”.

Il cellulare è già nella tasca del jeans, ma il sorriso Alessandra ancora non l’ha messo via. Quindi Andrea la spigolosa lo intercetta e la cosa la mette di buona predisposizione.

Un binario e un libro. Alessandra ferma muovendosi e Andrea che arriva con passo ondeggiante. Ma ondeggia a scatti Andrea. Sembra quasi che tenendo conto del suo nome bifronte voglia mettere in campo un po’ di gretto maschilismo… una cosa che in questa storia non dovrebbe mai entrare.

Dopotutto ho 4 donne che danzano nelle ore. Sarebbe perfetto se me ne andassi e il quadrato si chiudesse.

Ma il quadrato non è una figura geometrica che regge, stanotte. Wilma chiude la libreria e  corre verso un Andrea che stavolta è un Andrea.

Cannella e sul balcone di casa sua e guarda la veranda della casa di fronte. Sa molto di film americano. Legno e vetro, e dietro movimento. In mano il cellulare. Alessandra non risponde e lei vorrebbe il beep del Nokia a vibrare nelle mani e poi qualcosa di sorprendente.

Andrea scivola via un po’ meno uomo dopo che la pelle di Alessandra ha sfiorato la sua pelle.

Alessandra è sempre ferma al binario. Ora ha un libro dalla copertina azzurra in una mano e il cellulare nell’altra.

 Io osservo la danza delle ore….