Racconti – Anna tra le donne

Eva sogna Nadir, sono due donne che si sfiorano, la perfezione
Maddalena è imperfetta, ha la figa disunita dal cervello.
Faith è uscita sei mesi fa e non è più tornata indietro.
La giapponese forse ha perso la battaglia con il suo cervello.
Isabella si attacca a dio per non ascoltare il suo corpo che grida.
Giuditta è piccola e trema ma lo nasconde dietro le lenti spesse.
Wilma tira avanti per un unico obbiettivo, gli viene spesso il magone.
Alessandra è in partenza per un mondo diverso dove io non ci sono.
Caterina ha voglia di sentire mani e labbra sul suo corpo
Loretta scivola via veloce sul lungomare, di spalle.

 
Anna soffre in maniera sorda. Le traiettorie della vita sono ingarbugliate forte attorno al suo esile corpo. La cicatrice dietro l’orecchio è arrossata, avrebbe bisogno di essere baciata, sfiorata. Non percepisce nessun odore adesso. La stasi circolare dei suoi pensieri si infrange come un onda nel porto della sua città. Un onda nera e sporca.

Difficile strapparsi alla vita quando la vita ti maltratta come se non fossi degna di essere sua figlia.

Anna ha gli occhi nero carbone che sembrano delle enormi pozze di catrame. Quando li distoglie dalla sua macchina fotografica per guardarti la pelle diventa di velluto vetrato, lo stomaco rimbalza in alto e si scontra in un frontale con il cuore, col cervello che fa la constatazione amichevole per cercare di risolvere il danneggiamento vitale.

Io patisco il cielo, l’umidità e la mia inutilità maschile. Guardo i miei quadernetti bianchi dove vorrei scrivere mille cose come un novello Hemingway…

E anche io vorrei andare “Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar e le tenerezze di Zanzibar”, cantando con voce roca come quella di Paolo Conte, “Forse un giorno meglio mi spiegherò… Et alors, Monsieur Hemingway, ça va?”.

Ma non sono nulla, un nulla che sgretola l’aria e i pixel. Anna mi guarda. Ha capito perfettamente che basterebbe un pizzico in più di sera e mi metterei a piangere.

Ma il cane che abbaia in sottofondo, il ronzio dell’amplificatore rimasto acceso, il clacson di un auto, il rumore della via qui sotto, mi riportano alla realtà.

 Non c’è motivo perché non ti abbracci lo sai?

3 Risposte a “Racconti – Anna tra le donne”

  1. come dicevamo ieri, tendiamo a scansare ciò che è diverso da noi… questo brano, come altri nel tuo blog, sono diversi da me… ed io ho paura di ciò che è diverso da me ma non di tutto ciò che lo è… di ciò che temo possa inquinare le speranze cui mi aggrappo… sì, questo brano ci rientra, o meglio ci rientrerebbe. al condizionale. ma… ma contiene poetica comprensione. poetica capacità di andare dentro ciò che l’immagine mostra. ed in questo, lo sento uguale a me.

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