Racconti – Dimebag e Ace (il bacio della pantera)

“Ho sempre amato Ace, lui era il mio idolo. Anche adesso smetterei di inanellare questi violentissimi riff per me

ttermi a suonare come lui. Che bello sarebbe chiudere gli occhi e non essere su un lurido palco di Columbus ma nella Long Beach arena, truccato come Ace. Eppure dovrei essere contento. Dopotutto Guitar wordl mi ha posto al settimo posto nella top 100 dei migliori chitarristi. Ace non è mai andato oltre il trentacinquesimo posto. Ma Ace… Dio Ace”.

Getcha Pull!, urla il pubblico. E’ il modo di dire classico di Dimebag Darrel, al secolo Darrel Lance Abbot.

Dallas, fine anni ’80. Babbo Abbot ha scoperto una vena d’oro. I concorsi per virtuosi della chitarra. Mai avrebbe immaginato quando regalò quella scassa batteria ai suoi figli Vinnie e Darrel che la famiglia avrebbe risolto i problemi economici. Darrel la batteria la lascio a Vinnie e prese la suo prima chitarra.

Dio sa come pochi mesi dopo era un virtuoso da concorso di paese. Cento dollari per l’assolo più bello.

“Copiavo sempre gli assoli di Ace, non quelli di Paul, quelli di Ace. Mi piacerebbe aprire gli occhi ed avere ancora 13 anni ed essere ala fiera del bestiame di Dallas con la mia prima chitarra a copiare gli assoli di Detroit rock city. Invece adesso sono qua. A Columbus per questo stupido tour promozionale. Certo che Damageplan è davvero un nome del cazzo. Era meglio quello della mia prima band. La amavo. Amavo quando facevamo glam rock. Ma l’America voleva altro”.

I Pantego suond studios erano gli studi più importanti della periferia di Dallas. Erano gli studi dove lavorava il padre di Darrel, gli studi dove Ace incise il suo disco solista del 1978. Darrel era dietro al vetro con la bocca aperta.

“Il mio primo disco si intitolava “Metal magic”, faceva cagare, lo so, ma a me piaceva tanto. Quei riff cosi… cosi… cosi Ace. Quanto mi piacerebbe lasciare tutti sti stronzi a bocca aperta e mettermi a suonare quelle canzoni. Invece qui vogliono altro. Vogliono il power metal, e vorrebbero la voce di Phil… Ma Phil non c’è più”.

Phil entrò nella band un bel giorno del 1988. Pochi mesi e il magic si trasformo in power. La band esplose all’inizio degli anni ’90. I cowboy dall’inferno cominciarono davvero a galoppare. Tredici anni di galoppo ininterrotto.

“Si ho gli occhi chiusi. Non sento nulla, ne il suono della mia chitarra ne il suono del pubblico. Non voglio sentire più nulla. Vorrei solo essere come Ace, truccato come Ace, pieno di donne come Ace, con Paul e Gene a fianco. Invece prima della fine toccherà essere Fottutamente ostile”.

“Fucking hostile”, “Walk”, lo stile inventato dalla band è stato uno dei più influenti degli anni ’90. Decine, centinaia, migliaia di cloni di una band che avrebbe voluto essere il clone di un’altra band.

“Vorrei mettere su una tribute band. Io sarei Ace. Il bacio, il bacio era la mia anima. Invece Phil si ammazzava di droga. Cercammo di reinventare l’acciaio dopo che lui se ne andò. Dopo che lo cacciammo. Io vorrei solo chiudere gli occhi ed essere Ace.”.

La band si sgretolò. Dimebag si nascose nei solchi dei dischi di Anthrax e King Diamond. Ma il fratello Vinnie voleva ancora suonare con suo fratello. E allora “New found power”, i Damageplan, il 2004, un nuovo progetto un tour promozionale.

“E io sono qua, sul palco. Ma vorrei essere altrove. A Dallas appiccato ai vetri dello studio a vedere Ace. Portatemi via”.

Dimebag non riapre neppure gli occhi. Non si accorge che sul palco è salito Nathan Gale, un ex militare schizofrenico con l’hobby della musica.

Bang bang.

Due colpi di pistola a bruciapelo in testa. Cosi muore Dimebag Darrel. Uno dei chitarristi più influenti del metal anni ’90. Fondatore dei Pantera. L’8 dicembre del 2004, sul palco del Alrosa Villa di Columbus nell’Ohio. La mente del suo assassino era convinta che Dimebag gli avesse copiato delle canzoni. Lui che sognava di fondare una band tributo dei Kiss, lui che stravedeva per Ace Frenley.

Altri tre morirono quella sera: Nathan Bray, che stava assistendo al concerto, Erin Halk, un impiegato del locale, e Jeff "Mayhem" Thompson, guardia di sicurezza dei Damageplan.

4 Risposte a “Racconti – Dimebag e Ace (il bacio della pantera)”

  1. si può fare buona musica restando in vita! sembrerebbe una provocazione questa domanda ma non lo è. intendo si può scrivere in un certo modo e trovare allo stesso tempo un compromesso che ci faccia stare bene? (spero di essermi spiegata) ciao Raffa

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