Racconti – Il nome di Morinne


Non vedevo Morinne da quasi, dio non so, diciamo 15 anni? Forse anche qualche anno di più. Mi limitavo a sognarla, almeno una volta al mese, sempre, sempre lo stesso tipo di sogni, io e lei, lei e io… si avvicina il momento che l’avrò…ecco, la sua pelle, i suoi fianchi… E poi mi sveglio.

 

Cosi, da 15 anni, esattamente come nei 4 anni che ci eravamo (mal)frequentati.

 

Oddio adesso non voglio stare qui a raccontare ancora una volta del sapore della sua bocca, di quell’unica volta che l’ho spogliata e le ho baciato il seno tremando, e poi lei si è rivestita, di quella volta che mi ha detto che non avrebbe fatto l’amore con me neppure se fossi stato l’ultimo uomo sulla terra.

 

No. Però la prima cosa che avevo fatto quando il medico mi aveva detto che avevo una leucemia e che la mia aspettativa di vita era di sei mesi, forse otto, era stata cercare il numero di telefono di Morinne, chiamarla e dirle: “Sto per morire, voglio scoparti”.

 

Un attimo, lunghissimo di silenzio, e poi le sue parole: “Non posso dire no all’ultimo desiderio di un condannato”. Non aveva chiesto chi ero, non aveva messo giù la cornetta, non era sembrata stupita, non sembrava avere avuto dubbi su chi fossi.

 

Sembrava che attendesse la telefonata da sempre, sembrava che fosse stato ieri l’ultima volta che ci si era visti, oppure sembrava sapere benissimo che la mia ossessione per lei non era affatto scesa in 15 anni.

 

Me ne rendevo conto anche io. Me ne rendevo conto perché quando il medico mi aveva annunciato la mia condanna a morte non avevo pensato a null’altro, avevo solo realizzato che adesso avevo una scusa buona per cercarla e elemosinarle il corpo. Quello che non avevo mai avuto.

 

In verità di lei non avevo mai avuto nulla se non dolore. Nel corso del 15 anni senza vederla avevo realizzato che molto del mio masochismo, fatto diventare con gli anni un arma di piacere, derivava dal rapporto che avevo avuto con Morinne. Era stata la mia prima, e unica vera, Mistress, e in fondo ancora rimpiangevo di quando stavo 6 ore in auto con lei ad esaminare il rapporto con l’uomo che la possedeva al momento sperando in uno sfioramento, un bacio, un abbraccio, anche solo un qualsiasi contatto fisico. Morinne mi aveva posseduto cosi nell’anima che non ero riuscito a slegarmi in 15 anni. E adesso potevo tornare da lei e lei sapeva che sarei tornato.

 

“Sono ingrassata e non ho più il culo sodo di cui andavo fiera. Ce ne hai messo di tempo a deciderti a fare questa telefonata”, ficcante, la sua voce è sempre quella ironica di 15 anni fa. “Non mi sembri stupita della mia telefonata Morinne”. “Cristo santo, smettila di chiamarmi come mi chiami nei tuoi racconti. Il mio nome lo sai qual è, ma non l’ha mai a cuor leggero, quasi pronunciassi il nome di una divinità”. Morinne aveva capito benissimo di essere stata mia padrona e di esserlo ancora, si lo so, lo avete scoperto, non si chiama cosi, ma il suo nome non posso scriverlo, non ce la faccio, se volete chiedetemelo.

 

“Ho letto i tuoi racconti in rete, so che continui a sognarmi da 15 anni. E so che non mi hai più visto, cosa assurda per una città di 35 mila abitanti. Non mi hai visto perché non hai voluto vedermi. Io ti ho visto mille volte, e tu mai. Solo la morte ti spinge ad avere il coraggio di vedermi. Di renderti conto che esisto ancora”.

 

“Si Morinne, scusa si (qui va il vero nome) ti sogno da sempre. Ora sto per morire e ti voglio avere una volta. Voglio sentire ancora il sapore della tua bocca. E’ l’unico ricordo concreto che ho di te”.

 

Era vero. Non avevo foto, non avevo più le poche cose che mi aveva scritto, non avevo nulla di lei. Nell’epoca del multimediale, del digitale, dell’immagine a tutti i costi è assurdo. Ma di Lei non ho nulla, se non il ricordo del sapore della sua bocca ricavato dai pochi baci che mi ha concesso.

 

“Lo sai vero che tra un po’ ti sveglierai e ti renderai conto che anche sta volta è un sogno. Non stai morendo, non sai neppure dove sono, anche se fosse vero non potresti fare questa telefonata, non sai dove vivo, con chi, non hai uno straccio di idea di dove sia e come sia veramente”.

 

Cazzo, adesso anche i sogni, adesso anche nei sogni non ce la faccio più… Voglio urlare il Tuo nome…. ……..

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