Racconti – Juli non


Non mi spogliare ti prego, pensava Juli, mi vergogno cosi tanto di me.
Non mi guardare neppure, sussurrava Juli, non voglio che la mia figura entri nei tuoi occhi.
Non mi toccare, disse Juli, non voglio che le tue dita trasmettano al cervello quello che sono.


Se puoi ascoltami solamente.

 

Io tremavo. Tremavo spesso quando Juli era vicino a me. Tremavo e perdevo le parole.

 

Parole di circostanza, spesso. Era un quieto vivere il mio, credo. Sapevo che se stuzzicavo Juli sarei finito in bagno col cazzo in mano. Meglio lasciare gli ormoni a riposo e parlare.

Parlare con Juli poteva essere esaltante e frustrante.

 

Non parlare, pensava Juli, lascia che vomiti fuori tutte le cose che ho dentro
Non giudicarmi, sussurrava Juli, so che i miei sbalzi di vita possono essere spiazzanti.
Non rispondere, disse Juli, lascia che le mie parole ti scorrano addosso come una carezza.

 

Io tremavo, ancora di più perché capivo che Juli spendeva anche il sangue per spostare l’obbiettivo dalla sua fisicità alle sue parole.

 

Piano alti, cervello, niente pancia Juli, ti prego, non posso permettermelo, e se sento il tuo alito mentre parli rischio di non ascoltarti neppure.

 
Non ti distrarre, pensava Juli, sto per dirti la mia verità.
Non tirare le conclusioni, sussurrava Juli, metti solo uno dietro l’altro i concetti.
Non te ne andare, disse Juli, abbracciami adesso per favore.

 
E allora basta parole tornava il corpo ma in assenza di fisicità. Solo etereo contatto….. Juli….

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