Racconti – La robotica i sentimenti

“Signori, questi sono i nostri due fiori all’occhiello”.

 

Cosi dicendo la guida spalancava la porta su un salone invaso da una luce azzurrognola. Al centro due scrivanie, sopra le scrivanie una miriade di aggeggi elettronici. Ma il fiore all’occhiello della Httu (High tech tecnology umanoid) non era quell’ammasso di tecnologia ma chi stava manovrando quella tecnologia.

 

Whity e Reddin i due robot umanoidi di ultimissima generazione in grado di gestire perfettamente qualsiasi processo lavorativo di rango, progettati per essere, brooker, ingegneri, architetti… ma anche semplici segretarie e ragioniere.

 

A me della cosa fregava davvero poco. Ero finito in quel giro turistico delle meraviglie della Httu per caso. Credevo si trattasse di una cosa legata alla tecnologia in ambito musicale, invece no. Ma visto che oramai ero li… tanto valeva informarmi.

 

I due robot stavano all’opera alacri. Belli, attivi… belli cazzo, bella Whity più che altro. Ma si può fare un robot così affascinante?

 

Mi appoggio alla sua scrivania e per gioco la saluto, “Buon giorno Whity”, istantanea arriva la risposta “Buon giorno”, un po’ meccanica, robotica. Ma oramai sto giocando, “Posso offrirti un caffé?”, nel frattempo la truppa si allontana verso altri lidi e non mi presta attenzione, la voce della robottessa cambia. “Spiritoso, lo sai che non bevo caffé. Sono solo una macchina”.

 

Sobbalzo. La voce non è più metallica, è dolce, quasi sofferente. “Oh…cazzo”, mi sfugge, “Stupito? Spero di si, o spero di no. Ma resta qui… Non so perché ma mi ispiri fiducia”.

 

Oh Cristo… Ispiro fiducia ad un robot. “Ispiri fiducia ad un robot si”, risponde quasi leggesse i miei pensieri.

 

“Ma tu capisci, ragioni”, “Essì, molto più di quanto tu immagini”. Sono basito.

 

Nelle tre ore che seguono mi innamoro di Whity.

 

Ha coscienza, pensa, sta male ed è triste. Dietro alla facciata da robot perfetto c’è una donna. Non so come sia possibile ma è così. Non so che diavolo abbiano combinato quelli della Httu ma Whity è umana.

 

“Non lo sono, fisicamente. Mentalmente si, purtroppo. Sono andati troppo in la con le matrici di cervelli reali e io soffro. Non potrò mai amare ne essere amata. Ricordo distintamente le sensazioni di un bacio, di una mano sulla spalla, tra le gambe, ma non le potrò mai vivere. Aiutami… Uccidimi”

 

“Cristo non posso ucciderti, mi sono innamorato di te”… “Non è possibile. Ma puoi distruggermi, sarei in pace per sempre. Solo nero, nessun ricordo, non più nulla, come ora ma senza consapevolezza di aver perso qualcosa che non ho mai avuto”.

 

“Ma che ci fa qui?”, tuona un tecnico della Httu, dalla mia faccia intuisce che forse ho capito. “Le random del robot la stanno prendendo in giro, vero Whity?”.

 

“Il signore voleva sapere le mie caratteristiche tecniche”, la voce è tornata metallica.

 

L’uomo prende un braccio di Whity e mi sembra di vedere distintamente che le inietta qualcosa. Non è possibile, dovrebbe spegnerla, disabilitarla, le iniezioni si fanno agli umani.

 

Mentre si serrano gli occhi Whity mi guarda. Oddio quella è una lacrima?

 

2 Risposte a “Racconti – La robotica i sentimenti”

  1. Vado leggendo ed è davvero sottile, molto, molto sensibile, l’attenzione alla reazione della donna. Al suo dolore. Tanto da farlo tuo. Da volerlo e rifiutarlo al tempo stesso. Ti tocca e vibri con esso. Vibra il lettore che legge, vibro io.

    La donna è resa intoccabile, robotizzata al punto da voler credere che non possa soffrire. Per salvarla. Per salvarti. Ma alla fine soffre ugualmente, e tu con lei. È bello leggerti, sai?

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