Racconti – Le dinamiche del desiderio

Desiderio
Desiderio Olio su tela di Alessandra Brescia

Le dinamiche del desiderio sono così semplici che spesso sfuggono completamente al controllo. Amava teorizzare per ore e pontificare su come l’infinito rimbalzo tra attese e disattese potessero portare il desiderio a vette immense. Si amava raccontarlo nei salotti mondani dove tutti gli altri raccontavano sboccati della classica scopata da pausa pranzo magari con la compagna di palestra sudata nello spogliatoio o in uno squallido motel. Racconti scontati da rubrica della posta del cuore delle riviste di serie B, da racconto al bar dello sport e non da salotto mondano. I suoi racconti invece ricevevano applausi e plausi. E dentro moriva. Moriva di voglie normali, forse squallide, come attaccarsi alle tette di Claudia, che tanto lo faceva sbavare, e non staccarsi più. Come se fosse stato a farsi nutrire, allattare. E Claudia era “solo” la sua migliore amica. Non uno squallido amante mercenario.

Ecco anche nelle voglie normali alla fine si distingueva. Non riusciva a pensare ad una sana scopata con penetrazione scontatissima in una posizione scontatissima. E mentre dentro i desideri lo massacravano fino quasi alla perdita della ragione fuori era sempre il solito, moderato, accomodante, pronto a trovare la logica del desiderio anche in un mancato appuntamento dovuto a imprevisti di vita che ti perseguitano.

Ah le serate con lo stomaco contratto ad attendere ed immaginare quello che sarebbe di certo successo il pomeriggio dopo. Seni da baciare, pelle da annusare, mani che si intrufolano dappertutto, liquidi corporei da assaggiare. E poi trovarsi con una giornata diversa da quella immaginata. Fatta di speranze che si rinviano di nuovo all’infinito, di pezzi blues sparati a tutto volume sull’autoradio per pensare che la statale lombarda sia una Highway americana, quanto ci tengono in vita e quanto rafforzano il nostro desiderio”, e giù commenti del tipo, “ma sei un narratore nato”.

Narratore un cazzo. Alle volte la narrazione era una forma di autodifesa per evitare di perdere del tutto l’equilibrio. Allora nel silenzio del rumore di una tv accesa su un canale di cartoni animati e nel ronzio del ventilatore che non aveva accolto profumi di corpi altri, pensava a come sarebbe andato quel momento se fosse stato altro.

Si, l’avrebbe forse baciata Claudia? Ma si, qualche bacio frugale c’era stato, le labbra e le lingue che si sfiorano per un solo attimo. Con tanto di indecisione sul lato dove piegare la testa. “La vita non è un film. E’ fatta di scopate nelle palestre squallide e mercenarie dove i due pensano magari al conto della spesa o ad un’altra persona desiderata, ah, l’infinito gioco di incastri del desiderio. La tua vita invece”, si diceva, “assomiglia ad un film morigerato dove al momento delle scene di sesso il video sfuma e subito dopo si vede lui bellissimo con un asciugamano e mezza chiappa che sbuca, lei soddisfatta nel letto coperta da un lenzuolino, anche se la scena è iniziata tra la neve”.

Già e dopo il bacio frugale che diventa regale? Gli piaceva il seno di Claudia, le tette via diciamolo, glielo aveva anche detto. Parlare di desiderio non era mai stato un problema. Gia ma che avrebbe fatto con le tette di Claudia? Le avrebbe baciate come in un film o punte irrimediabilmente con la barba arrossandone i capezzoli?

E dopo? Dopo pensava a come sarebbe stata la sua voce mentre godeva. Già, ma avrebbe goduto? O sarebbe stato tutto silenzioso? O forse avrebbero parlato? Non arrivava molto oltre con la fantasia. O si addormentava stremato o finiva per masturbarsi come un sedicenne in tempesta ormonale.

Le dinamiche del desiderio e dei corpi, i corpo reali. Il corpo di Claudia era reale, e anche il suo. Con la pancia, nessun pelo sul petto, il sesso storto. La vita non è un film, lo aveva anche detto. Ma cavolo alle volte sarebbe sensato se lo fosse. Un bel film hard amatoriale.