Racconti – Madre e sorella

Madre e sorella, sorella e madre.

 

Quale comunione tra tre persone che non conoscono neppure i propri odori? Comunione di flusso? Comunico di intensità? Comunione di scala di ruoli?

 

Madre e sorella, sorella e madre, e io dal basso le guardo. Silenzio ora, silenzio da sempre.

Abbasso gli occhi lungo i corpi che si accarezzano senza attrito, senza contatto.

 

Madre e sorella, sorella e madre. Le voci che non so unire ai corpi, le voci che non so codificare per ora. Stefania e Anna, solo qualche sibili.

 

Anna, sguardo da madre che emerge anche dietro le buche nere che saettano desideri repressi scintillanti, occhi da madre che si escogitano nuovi in base ai desideri.

Stefania, agli occhi di Anna figlia cui infliggere pene piacevoli con dolce brutalità irrazionale, pozze meno profonde di quelle di Stefania, ugualmente saettanti, sorella e madre.

 

Abbagliante calice di lei versa restando impassibile nel sogghigno degli occhi che mascherano l’essere madonna e madre e mi porge Stefania, a due dita dall’orlo, a due dita dal precipizio, a due dita dall’estasi.

 

Brucia la pelle, forte, ascolto il passaggio del dolore estatico che sale nella testa da diversi punti del corpo.

 

Segni contrastanti sulla pelle che brilla gemendo emissioni di liquido che non è sangue, non è sudore, un eiaculazione tremante per tutto il corpo.

 

Non mi guarda Anna mentre mi abbevero dal calice di lei, caldo e definitivo, che reggo tra le mani. Null’altro scivola in mia direzione. Le sue mani, il proseguo delle sue mani, laddove le dita si uniscono al cuoio, alla pelle di Stefania, al loro muoversi da madre e madonna che sterilizza il piacere e lo distilla in gocce sacre. Fammi gocciolare una spira di voi due nel bicchiere.

 

Madre e sorella, sorella e madre. Un triangolo di sguardi nell’aria ferma di questa stanza.

 

Stefania e Anna sedute una a fianco all’altra, io di fronte a loro.

 

Nessuno dei tre ancora ha aperto bocca o mosso un muscolo da quando siamo entrati qui.

 

Ognuno saetta le sue fantasie più profonde cercando di usarle per trivellare e trapassarsi. Una penetrazione di intenti che forma un silenzio trasversale.

 

Pochi oggetti appoggiati sul tavolo tra di noi, simbologia, metodologia e attrezzeria.

 

Madre e sorella, sorella e madre. Le immagino baciarsi. Stefania con gli occhi chiusi, Anna con gli occhi sbarrati e aperti che graffia la schiena della sua preda.

 

Il silenzio immobile regna ed è la l’idea più sensuale e situazionista che può sgretolare questo triangolo sghembo. Io come punto più basso, Anna al vertice aguzzo e tagliente, Stefania a mezza strada.

 

Questo triangolo è una linea retta, una verga, un bastone, un frustino che potrebbe vibrare nell’aria spezzando la remore e facendo precipitare la durata di questa figura geometrica.

Silenzio compatto. Madre e sorella, sorella e madre.

 

Deglutisco solo e sento due sapori ora, che bruciano la gola, che sono incantati e incatenati.

Una risposta a “Racconti – Madre e sorella”

  1. Molto intenso…bello il ruolo, i vertici, col tempo, inevitabilmente cambieranno. Ci sarà chi cadrà giù come una palla di fuoco a cercare un lago di pece…

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