Racconti – Mariagraziaculosodo

Ti chiami Silvia, vorresti essere una Valentina ma hai la faccia da Mariagrazia.

Salmodiante mi dici: “Sono arida, non mi piaccio”, come fedele in chiesa che risponde ai salmi rispondo “Non sei arida, mi piaci”, manca solo un amen.

L’amen è quello che suggella e sigilla i tuoi rivoli che sfuggono come sangue tra le mani, un attimo prima che si coaguli in immagini che pennelli in poche parole, come le foto del tuo corpo che mi mostri senza sgomento di essere osservata, o con la brama di esserlo.

Cembro profondo un centimetro più sotto la tua pelle, un millimetro prima dell’epidermide. Un considerare l’osservazione visuale di uno scatto come se potesse dare un odore. Vuoi che percepisca l’odore della tua pelle non che ti guardi il culo e che mi venga voglia di scoparti.

Sigillante bava di pelle in bianco e nero che mi fa immaginare come devi essere bella vestita e in movimento mentre lavori sdraiata sotto un autovettura sgocciolando olio e cambiando candele, come un uomo, nella tua parte maschile che sbatti e sbatacchi in giro per l’etere cercando di essere come un pistolero in un saloon. “Ehi gringo… ti voglio morto, e presto lo sarai” .

Ed io mi sento come una ballerina un po’ grassa e sfatta che guarda il pistolero e vede l’uomo, forse indifeso…

Hai la faccia da Mariagrazia mentre stiri un sorriso e una bestemmia e ti accendi una sigaretta. Una sigaretta forte, francese, di quelle che rendono il sapore della tua bocca tremendamente carnale. Come se ti avessi assaggiato.

Tracima quindi il tuo odore dalle foto e il sapore della tua bocca dallo sbuffo di fumo che immagino ti copra un po’ i lineamenti.

Ti chiami Silvia ma il tuo nome è un serpente che collega la tua storia ad altre storie. Vorresti chiamarti Valentina e ti atteggi a fumetto, quel fumetto di Crepax, culo sodo e sensuale e capelli a caschetto.

Odore tracimante della tua pelle, sapore suggellante della tua bocca, culo alto e occhio enorme.

Sei arida come il deserto dopo un temporale, quando improvviso si colora di riflessi di fiori che sbocciano da semi arrivati con il vento da chissà dove.

Mariagrazia, Valentina, Silvia… che me ne fotte che nome hai veramente. Nome e connotati sono l’ultima cosa che potrebbe modificare la traiettoria dei tuoi trancianti pensieri parlati che mi rivolgi dal fondo di un pozzo dove ho voglia di calarmi

5 Risposte a “Racconti – Mariagraziaculosodo”

  1. Inizio a conoscerti, inizia a delinearti il TUO “genere letterario”… molto in linea col fumetto che richiami, benché io lo conosca solo di fama ed a memoria visiva.

    Beh, dai… sei diverso da me, ma sei tu ed è questo che mi piace di te.

    Kiss.

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