Racconti – Notturnover


Già alla prima nota del giro di contrabbasso di Paul Chambers l’atmosfera nell’abitacolo cambia. Il tappeto pianistico di Bill Evans apre la strada. Dopo qualche secondo entra la tromba di Miles Davies e a seguire i sax di John Coltrane e Julian “cannoball” Adderley. E’ “So what”, il primo brano di “Kind of blue”, forse il disco jazz più bello di tutti i tempi.

 

Anche il sud della Francia visto dall’autostrada è perfetto e bello.

 

Un camion sfreccia lasciando una scia di luci arancio. La mia auto corre altrettanto veloce. La musica dentro, nel caldo della notte, il silenzio fuori, nel freddo della notte.

 

Le luci dal basso di Marsiglia sono scivolate via. Presto passerò Aix en Provence. La porta Catalana mi accoglierà prima dell’alba.

 

Il jazz di “Kind of blue” mi accompagna in questa fuga. Si perché sono in fuga. Sono fuggito dalla mia piccola cittadina che la notte era appena scivolata sulle persone operose del nord operoso.

 

Un blister di birre fresche, un pacchetto da 10 di sigarette, che sono secoli che non fumo ma questa notte ci vuole, una manciata di cd, praticamente solo jazz. Non mi va di sentire voci.

 

Il piano di Wynton Kelly.

Il sax di Charlie Parker.

 

Solo classici per una notte di fuga.

 

Se adesso con una sterzata brusca buttassi l’auto fuori dall’autostrada e finissi giù da un cavalcavia, da un viadotto, la notizia rimbalzerebbe indietro e domani, o dopodomani, qualche giornale della mia piccola città aprirebbe forse con la mia faccia.

 

Ma non sono in fuga per morire, neanche per vivere. Solo per sparire.

 

Neppure una sparizione definitiva e senza preavviso.

 

A casa sul tavolo della cucina ho lasciato un biglietto, ci vediamo tra qualche giorno.

 

Il silenzio degli stacchi tra un brano e l’altro di “Kind of blue” è quasi una pugnalata. Emanuele, mi dico, ma dove cazzo stai andando?

 

Con un autoradio che salta se prendi delle buche, ma le autostrade di Francia sono come un panno da bigliardo, con un Y10 che da anni non fa altro che il tragitto di otto chilometri da casa al lavoro, con 500 euro in tasca, un blister di Guinnes… finito, e un pacchetto di sigarette che non mi va di fumare.

 

Lo apro e lo faccio passare tra le dita. Mi fermo, un area di sosta, sono a 700 chilometri da casa e alla meta ne mancano ancora 500. Una calma surreale dentro la pancia. Accendo una sigaretta e la fumo, senza aspirare che non ne sono più capace, nella notte calma e fredda di Francia.

 

Voglio solo andare a bere una birra al Corto Maltese, quartiere del Casco Vejo di Saragozza. Credo che li, a 1300 chilomentri da casa, senza anima viva conosciuta vicino, con due nazioni alle spalle, tanti bei ricordi attorno, forse ce la farò a piangere.

 

Certo che per un pianto è una bella tirata. Ma ne vale la pena, voglio sciogliermi….

Una risposta a “Racconti – Notturnover”

  1. Vale la pena eccome cercare il posto “giusto”.. partire, sparire, solo per se stessi.. bello! e splendida colonna sonora 😉 un bacio.

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