Racconti – Psoriasi II, notti cortisoniche






Mentre nello stereo gracchia una canzone lunga e piena di invettive il buio si è fatto fitto. Sento sotto le dita qualcosa di appiccicaticcio. Lo so, “non è una soluzione lasciarsi sanguinare. Macchiare le lenzuola di sangue amniotico”. L’ho anche cantato oggi.

 

Passo tutto il tempo libero a scorticarmi le parti del corpo coperte dalla malattia. Quest’estate sono aumentate. Macchie sulle nocche, sulle braccia, sulle gambe. Potessi farei saltare tutte le placche col coltello a serramanico e me ne starei li a sanguinare. Ma forse è meglio cedere: “unguento cortisonico lenisce le giornate trasformando gli anni in lenta ridondanza”.

 

Una canzone sulla psoriasi, non è neppure un idea originale. Lo ha già fatto un misconosciuto gruppo italiano dei tardi anni ’80. Va bene la intitolerò Psoriasi II. Fa figo. Come se ci fosse chissà che ricerca. Invece è nata in un pomeriggio in cui me ne stavo rintanato in casa a cazzeggiare chiacchierando in rete con un amica.

 

Un arpeggio elementare di mi e di do che mi girava nella testa da giorni e una manciata di parole. Uscirei ora, andrei a bere e a fare cazzate… Invece cedo al tormento cortisonico. Psocurtan, Diprosone. Nomi che hanno accompagnato la mia infanzia e che ancora oggi sono qui.

 

Anche mettere i nomi dei farmaci in una canzone non è un idea nuova. Già fatto dai Subsonica. E poi io che avrei da aggiungere? Si il Diatrende per la pressione, dall’Aulin mi sto disintossicando a scatole di Moment.

 

 

“Scorticato ancora. Nel cuore e nel cervello attendendo lacrime di fluido antropico”,  belle parole per chiudere una canzone. La urlerei ora se non fosse che è notte ed il condominio Aurora dorme infame e malato, come sempre. Manie compulsive che mi strizzano dentro.

 

Se c’è scritto vietato l’ingresso quello è l’ingresso. Bella frase ad effetto da telefilm demenziale americano.

 

Metterò Sticky Finger dei Rolling Stones

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