“Dentro ho un onda che sale e scende, dolore e piacere, senza senso di continuità. Ho paura e sono cattiva”
Guardavo il corpo esile di Beatrice immobile steso sul suo letto. Il nome, il sorriso, gli occhi… a guardarla sorridente nelle foto non riuscivo ad immaginare che tempesta avesse dentro. Guardavo il suo corpo immobile e seminudo.
“Distanza, l’onda scende e mi sento marcia, cattiva, vicino alla morte. Non riesco a muovere un solo muscolo”.
Il corpo esile e insinuante di Beatrice immobile davanti ai miei occhi. Un reggiseno rosso a coprire il piccolo seno. Le gambe aperte, il pube scoperto. Una posizione che da un presupposto indecente produceva un immagine di un lancinante purezza, innocente visuale di un corpo seminudo, fermo.
“Mi sento esplodere la morente vita dentro. Non posso urlare, non voglio disturbare, non voglio che la gente si preoccupi per me. Non voglio che la gente sappia della mia esistenza”
Beatrice è ferma, immobile, ma l’immagine del suo corpo danza nella mia testa. Io sono solo seduto di fronte a lei, al suo letto. Lei non sa che sono qui, si schernirebbe, fuggirebbe forse, la sfioro con gli occhi e anche io sto immobile seduto su questa sedia tremendamente scomoda, tremendamente distante da lei. Il suo corpo, forse, è qui vicino, la sua mente non so. Cerco di afferrarla per capire. Per trovare la voce del suo navigatore che mi guidi verso di lei. Ogni tanto sento sussurrare qualche parola e mi ci appiglio. Ma quando credo di avere trovato la strada mi ritrovo in un vicolo chiuso.
“Sento i suoi occhi addosso. Non sto dormendo, non sto dormendo. Voglio che lo pensi lui, fuggirebbe se pensasse che sono sveglia. Se sapesse che sono sveglia smetterebbe di guardarmi il corpo. Smetterebbe di insinuare la vista tra le mie gambe e cercherebbe la strada della mia mente. E allora sto ferma e mi lascio scorrere i suoi occhi addosso”.
Beatrice è ferma, il suo corpo è fermo, eppure sento le vibrazioni che mi investono come se fosse un onda sismica. Lo sciame sismico del corpo di Beatrice mi colpisce forte. Scorro con gli occhi il suo seno, il suo ventre, la sua figa. Il suo profumo mi batte in testa ma non riesco a muovere un muscolo. Se mi muovessi verso lei? Magari le farei male, magari fuggirebbe.
“Sento il suo sguardo che mi penetra. Caldo. Sento il piacere dentro ma non posso muovermi. Sono cattiva, magari fuggirebbe, magari si spaventerebbe. Di certo si spaventerebbe. Sto ferma ma urlo dentro. Sono sveglia, cazzo, accorgiti che sono sveglia. Non continuare a girare attorno ai tuoi pensieri. Sono sveglia”
Beatrice dorme. Non mi permetterei mai di svegliarla. Mi godo il profumo del suo corpo e la sua vista. Sogno il suo sapore, non mi permetterei mai di appoggiare le labbra, la lingua, sulla sua pelle.
“Cristo…. Sono sveglia. Ti prego non farmi sentire sempre solo cattiva. Ti prego….”
Da un certo punto di vista ha un che di conturbante, oltre a far capire bene l’ estrema difficoltà di qualsiasi comunicazione tra esseri umani, magari proprio nelle situazioni di maggiore vicinanza esteriore.
la comunicazione non verbale, quella che si instaura tra due corpi che si “riconoscono”… un racconto vero.
Incomunicabilità, l’ aspettarsi dall’altro un cenno una risposta che non arriva…proiezioni, lacerazioni, immobilità…
Grazie per questo bel post e per il tuo blog
Rosalba
…SPESSO SONO PIU’ ECCITANTI E STIMOLANTI LE SENSAZIONI DI DUE CORPI CHE SI ATTRAGGONO MA SI RISPETTANO…
L’
HOPS..è PARTITO IL COMMENTO MANON AVEVO FINTOOOO
…
l’odore….le vibrazioni che si percepiscono..le sensazioni che si provano nell’imprimere nella mente uno sguardo che è stato registrato nella mente e che si può rivedere ogni volta che si vuole socchiudendo gli occhi e provando su di sè piacevoli emozioni ….
è delicatissimo questo racconto Em…come te…che sei tutto da ascoltare !
bacetto..