Racconti Spari di seconda fila (Massimo Riva)


La notte del 31 maggio del 1999 i caccia bombardieri si alzarono in volo dalla base di Aviano. Destinazione Kosovo. Dell’opportunità di bombardare nella ex Jugoslavia si parlava da settimane. Il ministro degli esteri era Dalema, in qualche modo giustificò la partecipazione degli aerei italiani alla missione.

Domani la notizia sarà l’apertura di tutti i giornali Italiani.

La notte del 31 maggio 1999 il chitarrista ritmico più sottovalutato della storia del rock Italiana muore per un overdose nella sua casa a Zocca, in Emilia. La sua storia travagliata verrà raccontato nei prossimi anni dalla rete-

Domani la notizia troverà spazio nelle colonne delle brevi delle pagine degli spettacoli di un paio di giornali.

Eppure meno di un mese fa, era il primo maggio, il chitarrista ritmico aveva prestato come sempre la sua opera al suo “capo” di sempre suonando davanti a 200 mila persone al Concerto del Primo maggio in piazza San Giovanni a Roma.

C’era già aria di polemica verso le scelte del governo italiano e parecchi artisti sul palco della manifestazione avevano lanciato strali verso l’esecutivo del centro sinistra. Il “capo” del chitarrista ritmico non è mai stato un cantautore politico, ma in quell’occasione sembrava che il messaggio antimilitarista fosse anche suo. Anche 4 anni prima nella serie di concerti chiamati Rock sotto assedio il “capo” del chitarrista ritmico più sottovalutato del rock italiano aveva voluto esprimere il suo dissenso con una cover di un brano di un noto cantautore Italiano, anche se su disco quel pezzo uscirà solo nel 2002.

Ma torniamo al Primo maggio del 1999. Il chitarrista ritmico inizia la sequenza di 32 giri del riff di chitarra che da qualche anno caratterizzano l’avvio degli show del suo “capo”. E una celebrazione che manda in delirio la folla. Pensare che è nata per caso. E’ nata quella volta che Massimo, il chitarrista ritmico, salì sul palco e iniziò il concerto senza accorgersi che il “capo” era andato a pisciare. E che doveva fare? Fare girare il riff di chitarra all’infinito in attesa degli altri della band.

Lo fa anche stavolta macinando quel giro così rock, cosi da stadio, all’infinito sulla sua Gibson Sg. La parte solistica, e le inquadrature della rai, come al solito spettano al “bellissimo e abbronzatissimo” Maurizio. Lui accarezza con ruvide mani la Statocaster bianca. Poi dal fumo emerge il “capo”.

Le prime parole della canzone scelta per il via del mino show sembrano evocative: “C’è qualcosa che non va in questo cielo”, canta con violenta foga indicando il cielo sopra Roma. Massimo sorride. Lui non ha mai avuto l’onore della prima fila. Anche se ha inventato il modo di aprire gli show, anche se la canzone più famosa del “capo”, quella della ragazza fresca come l’aria è stata ricavata sul giro armonico di un suo pezzo, e la sua firma su quella canzone non c’è… Come per altre tante canzoni che ha scritto col suo “capo” di 10 anni più vecchio di lui, che lo comandava a bacchetta ai tempi della radio e che non si fidava a mandarlo in diretta, che invadeva la sua camera nei sabato pomeriggio degli anni ’70 cantando le canzoni sui suoi giri di chitarra.

Ma fa nulla. Lui è sempre stato in seconda fila. Davanti il “capo”, e Maurizio e adesso Steve. Lui terza chitarra della band, quasi un orpello. Ma fa nulla andava bene. C’era da bere, c’era da suonare. Nel tempo libero Massimo preparava il suo terzo disco solista. Anche ai tempi della band del “capo” che andava da sola e lui cantava, e un successo lo inanellarono, i riflettori erano sul “bellissimo e abboronzatissimo” Maurizio.

Ma fa nulla. Tanto tra meno di un mese Massimo Riva, il chitarrista ritmico, e autore, più sottovalutato della storia del rock italiano, se ne andrà. A soli 36 anni, in anticipo come sempre. Lui che era nato in anticipo il 27 febbraio del 1963. Da allora il “capo”, Vasco, si Vasco Rossi, lo ricorderà alla fine di ogni concerto con un applauso e un saluto.

Nella sua band suona ancora Maurizio, si Maurizio Solieri. Abbronzatissimo e bellissimo come lo aveva definito marchiandolo per sempre nel disco va bene va bene cosi live il “capo” quasi 25 anni fa. Due chitarre, Maurizio e Steve Burns, come è giusto in una band. Perché Massimo ha tolto il disturbo. Il suo ultimo riff lo spara sul quel palco del Primo maggio in una versione violentissima e Gli spari sopra.


Tratto dal libro "Zombi rock"

 

Sotto da You Tube il filmato del concerto del primo maggio 1999

 


 

5 Risposte a “Racconti Spari di seconda fila (Massimo Riva)”

  1. ma porca vacca…non hai scritto un cazzo di vero…se leggesse sta cosa qui un vero appassionato di Massimo direbbe che tu scrivi solo perchè ce l’hai con vasco…non esiste dai…

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