Racconti – Tette e patatine


Due patatine a me, a me un panino con la salamella, le grigliate sono pronte, manca l’olio manca l’olio…

Il vociare alto per coprire anche l’orchestra di liscio che martirizza gli strumenti è un classico da festa de l’Unità. Umidità, vociare, patatine e liscio.

Un delirio di persone in fila davanti al bancone camion dello stand dove si friggono le patatine. A servire una pacioccona ragazza di paese, stordita e abbondante.

Arrivo al banco col mio biglietto, davanti a me tre ragazzini, un pensionato, tutti che a voce alta richiamano l’attenzione e pretendono la loro dose di colesterolo fritto.

Poi lei si piega in avanti per dare al primo della fila la sua porzione. Un seno prorompente, bianco, spruzzato di efelidi, morbido, primordiale, straborda dalla camicetta aperta lasciando vedere ampie porzioni di carne.

L’attenzione sulla carne alla griglia svanisce. Il silenzio cala per un attimo. Tutti ipnotizzati da cotanta grazia paesana e morbida.

Poi si rialza e la vita della friggitoria e della cosa riprende, fino al prossimo inchino. Fino a tarda sera a quello stand persone in coda, eh le patatine vanno sempre come il pane…..

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