Racconti – Vittoria alla finestra


Solo un rimbalzello di pianoforte che si insinua delicatamente.

Vittoria è appoggiata al vetro di una finestra chiusa.

Roma è ancora fredda nonostante sia quasi marzo.

Il respiro di Vittoria appanna i vetri, vetri che forse avrebbero bisogno di essere fissati con dello stucco… infatti vibrano ad ogni refolo di vento che sale su attorcigliandosi attorno al palazzo.

Insieme al vento viene su il rumore dei treni in partenza.

La stazione è nascosta alla vista di Vittoria, ma uno dei binari che se ne esce schizza proprio laggiù perpendicolare destro sotto la sua finestra.

 La musica dannatamente uggiosa sa di umidità, quasi fosse stata conservata in cantina.

 Vittoria inclina la testa, la tempia aderisce completamente al vetro umido..

Umidità esterna per il freddo, umidità interna per il suo fiato che sbatte contro il vetro..

..ha un alito lieve… e uno sguardo sbieco.. e aspira piano il suo odore di donna indecisa.

 Quanto vorrebbe che fosse evidente la sua indecisione.. invece per tutti è una donna forte…

…e pensa… “Ma che donna è donna… sono piccola io..”..

I treni..

Da piccola, quando piccola lo era veramente, amava guardare gli aerei che solcavano il cielo puntando il muso verso l’alto… dalla casa di sua nonna vicino a Fiumicino..

 Gli aerei ora la spaventano, ora ama i treni.

 La notte sono il suo metronomo della sicurezza, il dondolio della ninna nanna e la certezza che l’udito le funziona ancora.

Per la vista fa come faceva da bimba, guarda le lancette fluorescenti della sveglia con la gallina che becca i secondi.

 Vittoria vorrebbe accendere il mondo.

 La televisione, il cellulare, il PC…

ma riesce solo a fare viaggiare in ripetizione statica quello stralcio di pianoforte che oltretutto si chiama anche Sospensione… lo straziante piacere della musica..

 Vittoria vorrebbe che qualcuno prendesse con se tutte le sue sfaccettature.