Racconti – Wilma doppiocazzo

“Ehi Wilma… non riesco a vedere cosa hai dietro la schiena”.

 “Un cazzo dietro la schiena, un cazzo, al massimo a te interessa vedere quello che ho davanti alla schiena”

 E butta in fuori il petto, le tette, che dall’alto del suo metro e ottantatre mi arrivano quasi al naso. Ma il doppiocazzo nella frase ha un retrogusto particolare… l’ho colpita.

 

Ma dietro la schiena Wilma ha qualcosa, ma davvero non riesco a vederlo.

 

Wilma è cinica, Wilma è ironica, Wilma è un uomo… o vorrebbe esserlo. Forse perché è convinta che un uomo non debba dare tutte le giustificazioni che… non sta dando, per tranciare la propria vita e rinascere a 600 chilometri di distanza.

 
Fanculo la borghesoccia famigliola, fanculo il lavorucolo tranquillo e fanculo anche gli interessi, le amiche e le abitudini… Via via via.

 

Wilma mi tratta come mi tratterebbe un amico. Mi vede sconvolto per una notte insonne passata appresso ai miei incubi e mi dice: "Che faccia di cazzo hai oggi, notte del cazzo?”, di nuovo il doppiocazzo che la tradisce.

 

Wilma è donna che rincorre il cinismo frivolo da uomo, io uomo che rincorre la trasparenza instabile da donna…

Ci si incrocia a metà strada. Un luogo che non esiste di transumanza umana, umanoide, trangender senza rinunciare al sesso.

 

“Mi piace troppo l’uccello…  hai mai provato a baciare un uomo? Eh no Mandelli cazzo, non va bene cazzo”, vai di doppiocazzo… è una chiave di lettura…

 
Wilma mi chiama per cognome come i compagni di classe di mille vite fa. Ma si tradisce sempre. Certezze e stabilità. Cerca di spacciarmele ogni volta, quasi ridendo della mia instabile incertezza. Ma dietro la schiena ha qualcosa che cerca di nascondere buttano in fuori le tette.

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