Racconti – Zanzare per danzare



Sembra che fottano.

Stanno solo ballando, dove il solo sta come una barriera, la presenza dei vestiti. Per il resto stanno fottendo.

A fottere sul serio ci penseranno presumibilmente tra poco. Sono le tre del mattino e a sfinire l’orchestra in pista oramai ci sono solo loro. Sudati e sensuali.

Io sono accasciato al bancone, ancora una birra proprio non ce la farei a berla, sorseggio whisky e acqua, maledetto. Che detta cosi sembrerebbe la scena di un film americano. Invece siamo sulla via Emilia tra Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda. Balera infima di quart’ordine.


Come sia finito qui io, che indosso una maglietta di Sandinistra dei Clash, che in macchina mi stavo massacrando le orecchie con “Inascoltable” degli Skiantos, non so.

Ho varcato il ponte dell’Adda, ho svoltato a destra. Potevo puntare su Piacenza, su Codogno, invece sono andato per strade basse fino a sbucare sulla via Emilia. E c’era sta balera estiva che andava, e mi sono fermato.


Loro tra un po’ fottono, ne sono certo. Lei avrà una sessantina d’anni, piena e sensuale, col vestito della festa, quello da notte allo Studio Zeta a ballare il Mambo strambo. Una scollatura secca che lascia vedere ampie fette di tette. Carne abbronzata, sudata e ballonzolante. Lui qualche anno in meno, secco come un acciuga, quasi le si infila tra le cosce. Fottono.

L’orchestra srotola tutto il suo mestiere fatto di tanghi e milonghe notturne. Astor Pizzola sarebbe fiero di questi uomini che tra limonate e zanzare nel caldo soffocante della piana padana ad agosto macinano ritmi tangueri alle tre del mattino. Zanzare per danzare.

Anche io vorrei fottere. Magari una di queste signore di paese in libera uscita da sagra paesana che sprizzano sensualità da professioniste.


Mi faccio catturare l’attenzione da un particolare anatomico che di solito non mi attira più di tanto. Un collo, lungo e magro. Una fascetta nera lo stringe donandogli un irregolare profilo che mi eccita. Il resto del corpo della ragazza proprietaria del collo non mi dice più di tanto. Magra, magra, giovane giovane.

L’orchestra esala l’ultimo espiro. I due ballerini si avviano verso il sospirato letto, fotteranno. Lo si legge negli occhi di lei che si mangia il suo uomo anguilla. Lui la sfiora sul sedere poi sale con le mani sui fianchi abbondanti e la porta via.


Ora la pista e vuota. Non rimane che un collo da guardare. Lo vampirizzerei volentieri. Ma anche il collo se ne va con la sua proprietaria. Ultimo sorso d’acqua e whisky. Il ponte sull’Adda mi attende. Poi giù già verso casa. Con gli ormoni che implorano di essere ascoltati. Forse una puttana lungo la strada la trovo ancora.

3 Risposte a “Racconti – Zanzare per danzare”

  1. un brano molto bello emanuele. il titolo strepitoso, ma tutto il racconto in un languore che ci appiccica alle parole e alla situazione.

    sì anche il lettore ,,,vorrebbe…

I commenti sono chiusi.