Arte – Orlan, sfigurarsi con l’arte carnale


E’ lecito modificare il proprio corpo, i propri lineamenti, per necessità?


Certo, da anni, come da anni è lecito modificare il proprio aspetto per piacere o per lavoro.


Non c’è una starlette della nostra televisione che non abbia un labbro, uno zigomo, una tetta rifatta.


Addirittura la pratica estetica è stata spettacolarizzata per essere consumata in televisione, chi non ricorda i freak di “Bisturi””, modificati fisicamente sotto l’occhio voyeur della telecamera?


Ma modificare, anche radicalmente, il proprio aspetto per arte? Portarsi addosso per sempre le proprie scelte performative?


“Uno psicanalista al quale confidavo la mia intenzione di modificare il mio volto ha reagito come se gli avessi annunciato il mio suicidio, è uscito dal suo solito comportamento professionale per proibirmi di toccare o modificare il mio corpo”, a parlare è l’artista francese Orlan, in un intervista concessa a Francesca Alfano Miglietti (Fam) che si trova in appendice al volume “Identità mutanti”.

Orlan come era prima dell’avvio delle operazioni del 1990

 





Orlan come si presenta dopo le Operazioni,
con problemi di identità
alle frontiere che hanno dato adito al famoso “Caso Danimarca” del 1998








Arte carnale

Orlan è di fatto l’inventrice di una nuova forma d’arte che ha mutato le peculiarità della body art espandendole e facendole diventare molto più estreme di quanto siano mai state.

La sua filosofia si chiama Arte carnale, una forma di espressione che nega le basi dolorifiche e masochistiche di certa body art per far diventare performance l’intervento chirurgico stesso di modifica, definitiva, del proprio corpo, nel caso di Orlan del viso.

 Se c’è una data di nascita di questa particolare forma espressiva è senza dubbio il 30 maggio del 1990, la data del primo intervento performance a cui Orlan si è sottoposta. Il titolo di quella prima operazione era: “The Reincarnation of Saint Orlan”.


Da subito l’artista francese dichiara di volersi riprogettare utilizzando spaccati di modelli classici: Venere, Diana, Europa, Psyche e Monna Lisa.

In tre anni sette operazioni performance, fino ad arrivare al 21 novembre 1993.

 In quell’occasione si fece impiantare due impianti di silicone al lato della fronte, che creano così due visibili protuberanze simili a piccole corna.

 L’artista francese aveva iniziato a muoversi nel mondo dell’arte nel 1964 con delle performance particolari, misurazioni di spazi per trascinamento del suo corpo, inventando un’unità di misura. Orlan appunto. La chirurgia nella sua arte entrò quasi per caso nel 1978 con la ripresa di un intervento chirurgico d’urgenza. Fondatrice della prima rivista d’arte contemporanea “Art Accès”, nel 1982, studia il rapporto tra arte e performance per conto del ministero della cultura francese dal 1984.


 Di lei il Dizionario del teatro e dello spettacolo pubblicato da Baldini e Castoldi, da questa definizione: “Orlan sta attuando su se stessa una metamorfosi fisica e di identità tra le più radicali e controverse nel panorama artistico contemporaneo. Artista ormai nota in tutto il mondo, le sue performance sono ormai sostenute anche dal Ministero francese della Cultura e da quello degli Affari Esteri”.

 Le prime opere shock risalgono alla meta degli anni ’80, celebre fu “Testa di Medusa”, un installazione basata sulle parole di Froid:  “Alla vista della vulva anche il diavolo scappa”. La performance mostrava un enorme ingrandimento in diretta della vagina dell’artista nel periodo mestruale con i peli dispendi di blu sovrapposta alla ripresa delle teste degli spettatori.


Ma sono le Operazioni ad aver reso celebre Orlan.

 La prima grande mutazione è quella del 1991, la quinta.

 

Dalla sesta Operazione del 1992 inizia anche la pratica della conservazione dei resti dell’intervento in teche appositamente realizzate sui cui vetri infrangibili su cui vengono incisi in ogni lingua brani del testo di Michel Serres da cui Orlan ha preso spunto per l’operazione. In ogni teca 20 grami di carne in formaldeide.


Dell’operazione di New York del 1993 abbiamo gia parlato, non abbiamo detto che da qui inizia un processo di negazione dei canoni di bellezza. Se fino ad allora gli interventi estetici avevano donato ad Orlan tratti somatici di icone femminili artistiche da qui c’è un inversione di rotta, infatti, le due protesi di silicone che dovevano essere impiantate per rialzare gli zigomi vengono fatte porre dall’artista sulla fronte azzerano ogni stereotipo di bellezza desiderabile e facendo assumere all’artista sembianze inquietanti.


Da qui in poi la fisicità radicale di Orlan viene riconosciuta universalmente

 Racconta dopo questa operazione: “Normalmente vengo considerata un’artista che rappresenta i criteri estetici standard della nostra società, benché i due bernoccoli che mi sono fatta impiantare artificialmente sulla fronte diano vita, al contrario, a una specie di lotta furibonda con i nostri attuali canoni estetici e parlino di un nuovo corpo, del corpo mutante…”.

 Ma diviene sempre più evidente lo stacco tra l’Arte carnale di Orlan e la bodyart degli anni ’70. Se quest’ultima prevede la sofferenza come parte indispensabile dell’utilizzo artistico del proprio corpo, l’esperienza di Orlan propone il ricorso alle metodiche di chirurgia più avanzate per l’ottenimento del risultato in assenza quasi totale di rischi e dolore.

 L’arte carnale viene quindi definita come: una sfigurazione e una rifigurazione, una sorta di Narciso che non si perde nel suo riflesso.


Continua a raccontare Orlan: “Io faccio un lavoro classico, un autoritrarmi che si inscrive nella carne. L’arte carnale non ricerca il dolore né lo desidera come risorsa di purificazione, né lo concepisce come redenzione…abbiamo ormai le peridurali, gli anestetici locali e molti analgesici”.

 

La chirurgia estetica diviene quindi componente essenziale poiché non è più l’artista a modificare, in maniera grezza il proprio corpo, ma il chirurgo con mezzi scientifici. Cosi che l’Arte carnale diventi un lavoro di autoritratto in senso classico, realizzato tuttavia con i mezzi tecnologici propri del suo tempo.

 

Un continuo muoversi tra defigurazione e rifigurazione.


E allora il manifesto di questa estrema forma di espressione recita: posso vedere il mio proprio corpo aperto senza soffrire! Posso guardarmi fin dentro le mie interiora, un nuovo stato del guardare. Posso vedere il cuore del mio amante e il suo splendido disegno non ha niente a che vedere con sdolcinatezze simboliche. Cara, amo la tua milza, amo il tuo fegato, adoro il tuo pancreas e la linea del tuo femore mi eccita .L’Arte Carnale ama il barocco e la parodia, Il grottesco e le mode informali, poiché l’Arte Carnale si oppone alle pressioni sociali che si esercitano tanto sul corpo umano quanto sul corpo delle opere d arte. L’Arte Carnale è antiformalista e anticonformista.

                       

5 Risposte a “Arte – Orlan, sfigurarsi con l’arte carnale”

  1. Ho una mia certa propensione a fare quello che fai te, e che vedo nelle tue foto.

    Non saprei dirti perchè, non seguo nessuna linea di pensiero pre impostata, nè mi ritengo un masochista..Eppure il mio bracciale di bruciature circolari mi lusinga.

    Morgan

  2. Non ti nego che queste immagini mi impressionano..Nel modificarsi completamente c’è la difficoltà di perdere la propria identità e, nel migliore dei casi, di doverla ricostruire..

    Ma, a parte la serietà, quando avrò le rughe non mancherò di togliermele :))

  3. l’idea di usare il proprio corpo come supporto per dar vita all’arte mi piaceva nel 1990, esisteva in altra forma nel uomo primitivo, ma oggi mi trova un pò meno entusiasta, se la modifica del proprio corpo diventasse anche utile si potrebbe essere forse oggetti di design viventi? Un braccio posacenere, una donna lavabo, un uomo sedia e mille altri ne avrei da disegnare e progettare; ma per catturare il mercato, come sa bene l’Orlan questo non basta! il lavoro oggi non sta nel fare l’opera ma nel costruire quello che ci sta intorno!
    Brava Orlan che hai saputo cavalcare l’onda nel momento giusto!
    E’ stato un piacere per me vederti e sentirti parlare a Brera quando ancora ero studente dell’accademia!!!

    Un in bocca al Lupo per il tuo lavoro

    Sergio Gottoli

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