Cinema – Se Kubrick si fa ossessionare dal sesso (Una vergine tra i morti viventi)





Più mi inoltro nella filmografia di Jess Franco e più penso che il cineasta spagnolo sua un Kubrick con l’ossessione del sesso e il tocco horrorifico nelle pennellate del miglior Lucio Fulci.  

 

Il mio viaggio senza nessuna pretesa cronologica nella sterminata filmografia di Tio jess è passato in questi giorni attraverso una pellicole, che come sempre, ha una storia tutta sua. Una pellicola di cui , come è sempre, è difficile dare un titolo previsto. In Italia p uscita come “Una vergine tra i morti viventi”, ma anche come “I desideri erotici di Christine”, ma come sempre i due titoli sfiorano solamente il climax del film. Anche gli altri titoli con cui è conosciuta non accarezzano per nulla il suo senso: “Christina principesse de l’erotisme”, “Los suenos erotico de Christina” e via dicendo.


 


Del film Franco dice: “E’ un piccolo film che amo molto, In genere io non amo i miei film ma questo è speciale. Ho messo tanto di me stesso e crdo che sia interessante e piacevole dia vedere”.

 

La storia. La giovane Chrsitina, Cristina von Blanc, che ha preso il posto della scomparsa tragicamente Soledad Miranda, arriva in un piccolo paese alla ricerca dei suoi parenti, dopo che ha passato l’infanzia in collegio. Ha saputo del suicidio del padre e nel castello dove ha vissuto si svolgerà la lettura dell’eredità. Tutti in paese dicono che il castello è disabitato. Ma una volta arrivata la ragazza trova un allegra combriccola di personaggi. Un servo muto, interpretato dallo stesso Jess Franco, uno zio che suona il piano guardando i parenti morire, delle cugine lesbiche e ninfomani, il fantasma del padre con la corda al collo e una misteriosa signora.


 

Il film è fatto a sogni concentrici. Ogni volta che la ragazza precipita in un incubo si risveglia e ne parte uno nuovo ancor più straniante. Così che si abbia l’impressione che non ci sia un solo momento di realtà in tutto il film. Se non forse alla fine quando la ragazza si risveglia in letto di ospedale, forse psichiatrico, la dove era partita all’inizio, anche se in prima batuta non si capiva all’inizio quale fosse il punto di partenza. Qui tende la mano verso il nulla, verso la scena finale in cui un corteo aperto da lei e la misteriosa signora nera, si immerge nello stagno di fronte al castello, seguito da tutta la processione degli strani parenti incontrati nel film.

 

Ora capirete che già nella caduta a mo di sogno il paragone con il Kubrick di “2001 odissea nello spazio” calzi benissimo.

 

Nel film ci sono momenti di un lirismo impressionate, per due volte la caduta nell’incubo sogno sensuale di liberazione della protagonista è punteggiato dall’immagine di lei stesa a terra nuda, in posizione da crocifissa, che ricorda molto il manifesto contro la violenza alle donne che in questi giorni tante polemiche ha suscitato a Milano.

 


(una foto dal film e il maifesto di telefono rosa, che sia una citazione?)






Tutto è reso ancora più straniante dalla colonna sonora di Bruno Nicolai, che se parte con accenni ai migliori Goblin si trasforma presto in una sorta di voce narrante, sostituendo i dialoghi in lunghe scene, con rumori che lasciano il posto a partiture tribali e psichedeliche.

 

La versione che ho visionato è quella francese, con doppiaggio Italiano, la più vicina a quello che doveva essere il film originale, che avrebbe dovuto intitolarsi “La notte delle stelle cadenti” e che fu presentato a Cannes nel 1971.

 

Da li partì una vicenda folle, come sempre nei film di Franco. Acquistato d produttori senza scrupoli usci in due versioni. Una horrorifica, con inserti di zombi, che centrano nulla e che sono bruttissimi, e una hard, con tanto di orgia centrale, che centra ancora meno con il climax della pellicola.