Addio a Giorgio Bettinelli




Ho appena scritto un articolo doloroso… per una volta mostro il mio lato da giornalista.

 



E’ morto Giorgio Bettinelli. All’improvviso, per un malore di cui ancora si sa poco, se non che erano alcuni giorni che il vespista cremasco non si sentiva bene. Aveva 53 anni. Era nato il 15 maggio del 55, alle 5 e 55, e il giorno 15 se ne è andato.


Da quattro anni se ne stava rintanato in Cina, con la sua nuova moglie, una giovane ragazza cinese che pareva gli avesse donato pace e stanzialità. Lui che aveva passato la vita a girovagare per il mondo in sella ad una vespa. Una passione che gli aveva dato notorietà, facendolo diventare un esempio per ogni giovane con la passione dell’on the road. Viaggiare era nel suo dna. A 14 anni solo soletto se ne andò a Copenaghen in autostop. Da allora non si era più fermato. Prima di saltare in sella ad una Vespa, con la chitarra a tracolla, le sigarette in tasca, di viaggi ne aveva fatti altri. Era andato fino in Afganistan in autobus, proprio mentre i Russi ci giravano coi tank. Poi quel Roma – Saigon, 25 mila chilometri, con solo 125 centimetri cubici made in Piaggio sotto il sedere, e una follia quieta, che era tutta sua.


Tu lo vedevi, magro e pacato, e mai avresti detto che quel mingherlino allampanato era il viaggiatore più famoso del mondo. Di viaggi in Vespa ne aveva fatti altri. Attirandosi la simpatia di tutto il mondo, facendosi alla fine sponsorizzare dalla Piaggio stessa, strappando un contratto alla Feltrinelli per raccontare le sue lucide follie in una serie di libri, i più letti della collana Traveller. Dall’Alaska alla Terra del Fuoco, a metà degli anni ’90, da Melbourne a Città del Capo, 52 mila chilometri che chiudevano il millennio scorso. Oramai tutti lo aspettavano al varco. La Cnn ad Anchorage, uno speciale di 7 minuti, Discovery Channel a Kathmandu… Ma non disdegnava di tornare a Crema. L’ultima volta ci era stato il 16 giugno per presentare “La Cina in Vespa”, ennesimo best seller per Feltrinelli.


Spesso si presentava alle interviste in sella alla vespa, come quella sera in piazza Duomo, poco prima di partire per la Cina e per la nuova avventura, quella dell’amore, quando lo intervistammo proprio noi di Cronaca. E lui si lasciava raccontare volentieri. Lui narratore e lui poeta, come in questa poesia edita nel 1975 sul suo primo libro autoprodotto, “Per un ritratto a Pastello”, in cui racconta uno dei suoi primi viaggi: “Le luci strane di Istanbul e il caldo di un litro nello stomaco: ho parlato a lungo di dio con l’americana prima che si addormentasse ubriaca, nell’albergo di Sultan Ahmet. E fatto l’amore come due cagnolini con le finestre spalancate per il caldo, i freaks e i turchi sotto al bar rumorosi. In pace rilassato mi fa bene ora guardarla dormire ancora sudata, con i capelli lontani giù dalle spalle, in disordine, dopo che ogni teoria è caduta tremolando e la pelle ha risposto, solo a sfiorarla, più che la mente”.

7 Risposte a “Addio a Giorgio Bettinelli”

  1. un articolo bellissimo ema, se si può dire di un necrologio.

    la poesia inserita in fondo è bellissima

    e certo Giorgio merita la tua scrittura e la nostra lettura.

  2. Fuoco negli occhi, parole di venti lontani… In trent’anni ogni incontro con lui una sorpresa!

    Grazie

  3. Fuoco nei suoi occhi, venti lontani nelle sue parole…

    Così da sempre, ogni incontro con lui una meraviglia!

    Grazie di cuore

    lavinia

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