Racconti – Il volo di Charlie

 

Il mio nome è Charlie… Ma tutti mi chiamano Bird.

No, il soprannome uccello non è riferito alle mie capacità amatorie, anche se ho tre mogli in tre stati diversi… No uccelli sono le mie mani che volano sulle meccaniche di un sax.

 

Già, maledizione… E’ dove cazzo è il mio sax?

Mi guardo intorno in questa stanza d’albergo di Kansas city e non lo vedo… A dire la verità non sono nemmeno sicuro di essere a Kansas city.

 

Ricordo solo che ieri sera ho picchiato un sassofonista blues in un locale, gli ho rubato il sax, uno stupido sax baritono, e mi sono messo a suonare la mia musica su quelle ritmiche moderne e del cazzo…

 

Ma il mio sax alto? Dove diavolo l’ho messo.

 

Credo di averlo impegnato al banco dei pegni di questa stupida città, che non sono poi così certo che sia Kansas city, me la ricorderei…ci sono nato.

 

Si l’ho impegnato per comprarmi una dose di eroina. I soldi raccattati impegnando il mio sax me li sono sparati nelle vene già tutti ieri… prima di menare il sassofonista blues.

 

L’unico problema è che stasera devo suonare a Washington con una stupida grande orchestra bebop. Credo che ci sia anche il mio amico Dizzy, magari uno strumento da prestarmi l’ha lui… mannò figuriamoci, lui ha la sua tromba del cazzo e basta.

 

 

Questa stupida città non è Kansas city. Chiedo dov’è la stazione e mi imbuco su un treno per Washington. Non pago… Tanto mi conoscono tutti qui… Chi chiederebbe il biglietto a Bird.

 

 

Arrivo a Washington che mancano tre ore al concerto. Non ho un sax, non so cosa si suonerà. Non so dove cazzo è la sala da concerti. So solo che Bird non può deludere il suo pubblico.

 

Ma mi manca l’eroina. Maledizione. Dopo che mi hanno internato al Camarillo mi ero ripreso. Stavo bene davvero. Poi la notizia della morte di mia figlia. Mi ha mandato giù di testa di nuovo.

 

 

Recupero una sorta di sax da un rigattiere a due passi dalla sala da concerti. Me lo regala, è un appassionato di jazz e sa che io sono Bird, il re.

Chiamare sax il pezzo di plastica che ho in mano è davvero troppo. Ma fa nulla. Ha le meccaniche di un sax vero e emette dei suoni. Che mi importa tanto io sono Bird.

 

Il 22 febbraio del 1953 Charlie Parker salì sul palco della sala da concerti di Washington con un sax giocattolo trasparente sottobraccio. Suonò un concerto memorabile senza neppure sapere che brani l’orchestra di Joe Timer aveva in scaletta.

Il sax giocattole emise suoni celestiali in brani come “Foollish things”, “Thoou swell” e “Fine and dandy”.

La registrazione di quella serata è stata edita dalla Blue Note solamente 30 anni dopo, nel 1983 (Cd Blue Note 22626). Suona come una delle tante serate di genio di Bird.

3 Risposte a “Racconti – Il volo di Charlie”

  1. Ma grandissimo Charlie Parker!!!! da qualche tempo collaboro a una trasmissione di jazz per una radio… sono contenta di trovare la sua storia qui, e poi ho un debole per le foto in bianco e nero, quelle “datate”.

    Ciao!

  2. scusa sono ripetitiva…ma il tuo blog è pieno di cose che conosco benissimo…mio fratello è sassofonista…scusa sono troppo egocentrica, sempre a sottolineare che “questa cosa la conosco”…sono odiosa lo so…ma adoro leggere queste cose.

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