Varie – Autodafé e creatività compulsiva

Mi scoppia in testa adesso.. Lo sapevo che tornava, lo sapevo.

Guido cercando di non far notare al passeggero che ho la percezione distorta, vado pianissimo sulla paullese.

 

Arrivo a casa e cerco di dire parole sensate attraversando la casa, per non far notare ai miei che ho la percezione distorta…

 
Mi butto sul letto, devo lavorare, lo farò stanotte. Accendo il pc ma niente parole. Non voglio farmi vedere in stato di panico.

 
Acqua calda sulla testa, mando un messaggio a G. Devo parlare con lei, dire…

 
Prendo la chitarra, quel giro per la canzone nuova che non trovavo da giorni arriva subito…

Cazzo, ma perché queste strane nuove crisi di panico che sono tornate mi rendono così lucido nella creatività?

 
Ma affido il resto alla canzone di Frankie che metto in sottofondo….

 

—il testo—

 

Prendo le distanze da me perché non voglio avere niente a cui spartire con me, da condividere con chi come me non fa nulla per correggersi : sono il mio nemico, il più acerrimo. Carceriere di me stesso con la chiave in tasca invoco libertà ma per adesso so che questa cella resterà sprangata a triplice mandata dall’ interno : sono l’anima dannata messa a guardia del mio inferno. Reprimo ogni possibile "me", inflessibile, inarrestabile nel mio restare fermo immobile, segno i giorni scorrere sul calendario, faccio la vittima, il mandante ed il sicario.. Sono l’Uomo Nero che turbava i sogni quando li facevo, credevo di esser libero ma non mi conoscevo come adesso ed ego non mi absolvo neanche quando mi confesso dei peccati che ho commesso – e guido un autodafè – In cattiva compagnia soprattutto se sto solo, negativo come i G in una picchiata, prendo il volo, salgo, stallo e aspetto il peggio, che non sta nella caduta ma nell’atterraggio come dice Hubert. Malato immaginario più di quello di Molière, sono il mio gregario e mi comporto da Salieri e non chiedermi il perché, che come il Tethered quando perdo il filo poi non mi puoi più riprendere..

Caro amico non ti scrivo, non ti cerco e non ti chiamo mai, batti un colpo se ci sei e se stai ascoltandomi, strappami da questo mio torpore atarassico, mi son perso dentro un parco che è giurassico e non trovo vie d’uscita : vieni a prendermi o precipito, scivolo come Maximillian verso il buco nero del fastidio : nel tedio per me non c’è rimedio e me ne accorgo perché sono sotto assedio mentre tu mi fai l’embargo. Critico, m’arrampico su cattedre che non mi spettano e mi accorgo solo dopo un attimo che esagero : ma come al solito il danno fatto è irreparabile, la storia è irreversibile, la mia memoria è labile e lavabile.. Abito quest’ombra con contratto ad equo-canone pagando la pigione all’abitudine e prendendo l’eccezione come regola di vita : sto di casa a pianterreno e gioco a fare lo stilita.. Vago, divago, come il dr. Zivago io mi sbraccio e non mi vedi, cerco mani e spesso trovo piedi, cerco fumi e trovo lumi che mi bruciano, ed io so bene che le cicatrici restano. Carta, penna e poco più per stare a galla, nella testa il mio pensiero è come un ragno in una bolla : seduto in riva al fiume aspetta di veder passare il mio cadavere.. pazientemente…

4 Risposte a “Varie – Autodafé e creatività compulsiva”

  1. la creativitàè spesso figlia di questi momenti,ormai questoè chiaro..ed è anke un’ ottima medicina.un mio abbraccio virtuale spero possa arrivarti in qualche modo..

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