Racconti – Tommy e Jeff (un flash, fotografico)


Flash.

La foto più tragica della storia del rock è appena stata scattata. Ma nessuno la vedrà mai.

“Sto per morire vero? Lo so che sto per morire. Mi sento peggio di quella volta a Liverpool, quella volta che per colpa mia si sciolse una delle band più amate della storia del rock”.

I due che posano per i flash dei fotografi sono due chitarristi, hanno appena suonato sullo stesso palco. Tommy con la sua band ha aperto la serata a Jeff e la sua band. E adesso al party dopo il concerto stanno vicini in posa per i fotografi. Tommy ha 25 anni, una carriera frastagliata alle spalle. Jeff ne ha 32, una carriera lucente alle spalle, una meno davanti.

“Sto per morire lo sento. Mi sento peggio di quella volta a Liverpool. Quanto cazzo di tempo è passato da quella sera? David se ne andò incazzato dal palco per colpa mia. Ma non ce la facevo davvero a suonare i riff di Richie sulla chitarra. Non ce la facevo, mi faceva male il braccio, era quasi paralizzato. Ma non sono morto. Adesso si, sto per morire, lo so. Datemi dello champagne”.

Flash.

Chissà se qualcuno ha una copia di quella foto scattata la notte tra il 3 e il 4 dicembre del 1976. In rete non si trova da nessuna parte, magari non è mai stata sviluppata. Magari non esiste nemmeno.

Flash.

“Sto per morire, lo so. Cazzo ho solo 25 anni. Eppure mi sento come se ne avessi 200. Ho bruciato la mia grande occasione di diventare una rockstar. Lo so, la storia mi ricorderà solo come quello che ha sostituito un mito. E io adesso muoio, muoio come uno stupido”.

Flash,

Tommy si accascia a terra, ha ancora una coppa di champagne tra le mani. “E solo strafatto, come sempre”, si sente dire attorno. Qualcuno lo trascina nella sua camera. Si riprenderà anche stavolta. Ha fatto di peggio, come quella volta a Liverpool in cui mandò a puttane un concerto e fece sciogliere la band. Una delle band più importanti della storia del rock.

“Sto per morire. Non sento più il mio corpo. Eppure mi pare di essermi fatto meno roba di quella volta a Liverpool. Quella volta l’ero era davvero tanta e schifosa. Mi paralizzò il braccio. Come si incazzarono, soprattutto David, quando si resero conto che non ce la facevo a suonare”.

All’alba del 4 dicembre del 1976 qualcuno chiama un ambulanza. Tommy non si riprende.

Flash ,

qualcuno scatta una foto alla barella che lo porta fuori dalla stanza d’albergo devastata e piena di vomito.

Morirà poco più tardi. Si dirà per un mix di eroina, cocaina, champagne e birra. Era collassato durante il post party di un concerto. Si chiamava Tommy Bolin. Era nato a Sioux City il primo agosto del 1951. Quella notte a Liverpool, pochi mesi prima della sua morte, nel 1975, era il chitarrista che aveva sostituito Richie Blackmore nei Deep Purple. Un iniezione di eroina gli aveva semiparalizzato il braccio. Non riusciva a suonare. Coverdale abbandonò addirittura il palco. La band si sciolse. La sua chitarra si sente solo in un disco “Come taste the band”, di gran lunga il meno conosciuto e più sottovalutato della band. Ma è bello, davvero bello. Assieme a David Coverdale e Gleen Hughes stava rivoluzionando il suond della granitica band hard rock in un suono più blues. La formazione di cui ha fatto parte viene chiamata comunemente Mark IV.

Era collassato mentre si faceva fotografare assieme a Jeff Back, storico chitarrista degli Yardbirds.

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