Visuali – Suo/mio

lacrimando

Quale vendetta vuoi?

L’urlo avrebbe voluto uscire ma gli rimase strozzato nella gola e nel cuore. In fondo il suo/mio, corpo non merita vendetta ma oblio.

Ancora una volta mi dici che non sai piangere, ma ancora una volta trovi una scappatoia idraulica per sopperire al problema. In fondo il suo/mio corpo non era altro che una macchina in avaria peggiorata…

Forse solo un meccanico in tuta grigia sporca di grasso e piscia, di quelli da stazione di servizio del profondo nulla da road movie, avrebbe potuto mettere una pezza al suo/mio corpo e fa ripartire la macchina fracassata.

Quale vendetta vuoi?

Lo sibilò come se fosse un consiglio dato ad un amico dall’onorata società… Ma il suo/mio corpo non stava ascoltando la vibrazione dell’aria prodotta dalla voce, stava raccogliendo altri dati.

Ricettori e ricettacoli, dolori e dolenze che null’altro sono che stessa vibrazione che si interseca col piacere… Sono i titoli di coda di un ragionamento. Il suo/mio corpo oramai aveva capito che nessuna vendetta era possibile ma piegare la realtà in infiniti frammenti da revisionare e rimontare si.

Un milione di stimoli che salgono dal basso, che entrano dall’alto, che si congiungono nello stomaco in un annodatura che stritola le viscere e provoca una scarica da endorfine, un rush farmaceutico senza particelle brevettate da case farmaceutiche…

Potresti urlare… Vorresti urlare… Urlare che cazzo hai capito, o che stai godendo come un animale che muore…

Ma il suo/mio corpo si muove lento come un bradipo drogato.

12 Risposte a “Visuali – Suo/mio”

  1. Non lo so, Em, proprio non riesco a capire cosa voglio. Non mi posso odiare. Alle volte sento di volermi molto bene. Altre no. Non so nemmeno cosa sono. Ho paura di scoprirlo. Non sono così bella dentro come mi descrivi purtroppo.

  2. vedi che tendi a cadere nella tentazione di non essere degna di stare bene?

    non interrogarti su cosa vuoi, un idea su cosa vuoi ce l’hai di sicuro… vuoi sentirti amata, sfiorata, vuoi che la gente accetti te ma anche i tuoi tagli… non vuoi nasconderti…

  3. mi dispiace tanto, tanto il non saper apprezzarre ciò che fareste, ma ho bisogno di una presenza reale, non ce la faccio. Mi dispiace.La gente non mi accetta per quello che non sono figuriamoci per quello che sono.

  4. mah non mi pare che non apprezzi quello che facciamo.. anzi… fai tutto quello che si può fare con il mezzo che è la rete, potente ma incorporeo..

    ovvio che hai bisogno di una presenza reale… io, Cinzia, l’altra Giulia siamo sono blandi palliativi di quello che ti serve…

    lo so che la cosa che ti serve di più adesso è calore e vicinanza… e so che sembra difficilissimo riuscire a trovarlo o chiederlo, visto che chi ti sta nei pressi fisicamente pare pensare a tutto altro…

    ricordati che non devi farti accettare dalla gente… fottitene della massa Giulia… devi restringere lo spettro, parli spesso della tua classe… non devi farti accettare da tutti… ma ci sarà una persona che è simile a te e che puo capire i tuoi dolori e lui o lei i tuoi…

    non ti arrendere ti prego… mi spaventa leggere che non ce la fai… anche se ritengo positivo che ce la fai ad ammetterlo parlando con me

  5. Oggi sono andata a scuola, senza polsino addosso. Mi sentivo diversa. Ho chiesto alla mia amica di abbracciarmi, mi ha chiesto cos’è successo. Ho detto che era per colpa dei miei. Ma non è così, come faccio a dirle che sto male per tutto e nulla? Non posso essere come sono veramente perchè credo i non saperlo nemmeno io

  6. mi sembra che hai fatto due passi enormi… hai deciso di fregartene di quello che pensano gli altri e hai chiesto un abbraccio…

    …spiega alla tua amica che stai male senza un motivo ma per flussi emotivi… è molto comune e capirà…

    credimi…

  7. ci ho provato uan volta. Ma non riuscendo io ben a capire il perchè mi diceva che non capiva nemmeno lei. poi ho paura di risultare patetica. Ti sto riempendo lo spazio di commenti solo miei. Mi dispiace 🙂

  8. qui puoi scrivere fin che ti pare…

    chiedere affetto o dire che stai male non è mai patetico ma segno di grande coraggio…

    molto più facile fare i “duri”

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