Arte – Gina Pane, la poetica del sangue

Silenzio e tensione. Una donna biancovestita dallo sguardo intensissimo ma quasi assente domina la scena. Il silenzio è pesante. Attorno la gente la guarda quasi senza respirare. E’ una notte del 1973, il luogo è la galleria Diaframma di Milano. La donna biancovestita si chiama Gina Pane, il nome non inganni, francesissima, nata a Biarritz nel 1939. Ha solo 34 anni ma è già una figura epica dell’arte estrema, della body art e di un sacco di altre nuove realtà che stanno emergendo. Sta dando inizio ad una performance mai messa in scena. Il pubblico sa che potrebbe succedere di tutto. Già due anni prima con “Escalade” il Pane aveva scioccato il pubblico facendosi una serie di piccoli tagli con una lametta stando in scena. Ora in scena c’entra con un grande mazzo di rose bianche. Lentamente comincia a staccare le grosse spine che trova lungo i gambi delle rose. Con lentezza esasperante si le ficca con decisa precisione nel braccio sinistro, in fila, una a 5 centimetri dall’altra, dal polso alla piega dell’avambraccio. Seduta a terra, gambe incrociate. Il sangue che ancora non esce dai buchi sul braccio. Il braccio steso alla vista del pubblico. Poi appare una lametta. Un taglio a croce sul palmo della mano, poi un altro tagli poco più su, pericolosamente vicino alle vene del polso. Il pubblico ha il fiato sospeso, l’artista sembra “tremendamente” calma.

Filmati della performance? Non ne esistono. Solo foto e testimonianze. L’atmosfera l’abbiamo ricostruita rigirando la rete. Purtroppo di questa artista fondamentale del ‘900 rimangono poche testimonianze, anche se la sua opera è entrata nel mito.

Nata a Biarritz nel 1939, morta a Parigi nel 1990 si forma come studente di belle arti ma alla fine degli anni ’60 sterza sul territorio nuovo e appassionante della body art, e da li sarà un escalation di idee sconvolgenti.

 Sono quattro le performance che nel decennio degli anni ’70 la vedono protagonista. Le già citate “Esalade” e “Azione sentimentale” e “Death control” e “Laure”. Dal 1980 non mette più il suo corpo al centro della sua arte.

E’ il sangue l’elemento fondante di queste quattro performance, un tabù, una paura ancestrale.

Cosi definiva qual periodo poco prima di morire: “I miei lavori erano basati su un certo tipo di pericolo. Arrivai spesso ai limiti estremi, ma sempre davanti ad un pubblico. Mostravo il pericolo,i miei limiti, ma non davo risposte. Il risultato non era vero e proprio pericolo, ma solo la struttura che avevo creato. Questa struttura dava all’osservatore un certo tipo di shock. Non si sentiva più sicuro. Era sbilanciato e questo gli creava un certo vuoto dentro. E doveva rimanere in quel vuoto. Non gli davo nulla”.

 Nonostante la violenza e la manipolazione estrema del corpo la sua esperienza mostrava un incredibile controllo, quasi freddo, dei particolari. La sua quiete quasi estatica di fronte agli abiti macchiati di sangue, la consapevolezza dell’azione contrapposta allo stato di trance che vibrava nell’aria.

 Ma l’inizio della Pane era stato distante da quel decennio di sangue e corporalità. In “Dessin verrouillé” del 1968 inventava l’arte dichiarativa. L’opera era raccontata ma di fatto nascosta e inesistente e il pubblico doveva aspettare l’azione erodente del tempo per poter vedere la vera opera.

Una concezione artistica distantissima da quella che cinque anni dopo la porterà ad “Azione sentimentale?”, dove l’opera d’arte è il corpo flagellato dell’artista, un percorso martirizzante con il puro del bianco e la scala da salire come un golgota.

Per spiegare la difficoltà di queste scelte la Pane diceva:  “Non è facile occuparsi del corpo come linguaggio, almeno per colui che si rende conto che esso possiede una struttura linguistica. Il messaggio corporale possiede una massa e un peso tali che provare a decifrarlo provoca difficoltà e allarmi.”

 

Una dichiarazione d’intenti che spazza via i dubbi su ogni eventuale casualità nelle sue blood performance. Una consapevolezza di movimenti e di scelte che raggela per la sua struttura perfettamente oliata e prefissata.

Una consapevolezza che si esprimerà anche negli anni ’80 nel periodo in cui il suo copro sarà “ritirato” dalle scene per dedicarsi ad altre scelte.

Ma il fascino delle performance degli anni ’70 rimane primario. Performance dove il dolore psichico e fisico erano uniti e portati all’estremo.

Ma prima delle performance dal vivo la Pane aveva iniziato con una serie di foto. “Flessure théorique”, del 1970 vede l’apparsa della lametta. Che prima taglia un foglio, poi della terra e poi il polpastrello dell’artista. Una serie di foto che mettono in fila vai elementi fondanti della sua esperienza. Carta, terra, sangue. Questa performance in differita dimostra che la fotografia è un oggetto “sociologico” che permette di cogliere la realtà: può dunque cogliere sul vivo quella dialettica per cui un comportamento diventa significativo attraverso la comunicazione a una collettività. La Pane sosteneva che il corpo è, al tempo stesso, progetto/materiale/esecutore di una pratica artistica e trova il suo supporto logico nella fotografia, in sequenze di immagini

22 Risposte a “Arte – Gina Pane, la poetica del sangue”

  1. vito sei un falsoooo!!! li amici tua non ni servine!

    scusate il dialetto ihihih

    (ho detto a vito che i filmati di gina vogliamo, non dei suoi amici!!!ihih)

  2. sei davvero ridicola!!spacciare simili stronzate per arte solo xchè rimangono impresse nella mente della gente dal tanto fanno schifo o impressione!!se questo è talento allora anche io posso farlo!!maddai!!ma x favore!!IMBARAZZANTE!

  3. al limite ridicolo…

    sul volore di gina pane… beh non sarò certo io a stare a intavolare una conversazione con chi si presenta così… amen

  4. l’arte nn è fatta solo di colore forma superficie e materia.ma è fatta di equilibrio, di idea, e di realizzazione dell’ idea stessa.ogni persona ha un modo di esprimere ciò che ha dentro, che è diversissimo da quello di una qualsiasi altra persona. si tratta di tirar fuori ciò che si ha dentro, non è importante se viene apprezzato o no. ma è importante comprender eil motivo per cui questa arte viene fatta. la body art è espressione del dolore e dell’ossessione verso il corpo. è riconducibile alla sacrificazione di corpi in cerimonie religiose, ma come è collegabile con un semplice stato mentale della società. la società in cui viviamo oggi non è meno sgradevole delle oper emeravigliose di gina pane.

  5. semplcemente belliximo qst xsentazione k nn la kiama arte si facesse 2 canne (se la mammina xmette)e se ne andasse a vede i teletabis…k qll nn fanno “senso”

  6. Ciao,

    Ho preso qualcosa per una presentazione che devo fare in Accademia, grazie

    Ma nel titolo del blog con ossessioni intendevi sessioni?

    Bunny

  7. ogni individuo esprime se stesso e/o le proprie idee utilizzando i mezzi che meglio lo rappresentano,1000 di queste gina pane

  8. Sto cercando dei video delle performance di gina pane? Qualcuno mi può passare qualcosa o mi sa indirizzare in qualche sito dove si possono scaricare?

    1. come c’è chiaramente scritto nel pezzo: “Filmati della performance? Non ne esistono. Solo foto e testimonianze. L’atmosfera l’abbiamo ricostruita rigirando la rete”… io personalmente in tanti anni di ricerche sulla body art non ho mai trovato testimonianze filmate su Gina Pane… Qualcuno mia veva detto anni fa che aveva qualcosa ma alla fine si risolse tutto nel nulla…. mi dispiace

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