E’ in uscita “Gli abbracci spezzati”, il nuovo e diciassettesimo film di Pedro Almodovar. Un noir commedia che forse segna il ritorno del cineasta spagnolo al gusto dell’assurdo delle origini. Dopo i “seri” pur se bellissimi “Volver”, “Tutto su mia madre”, “La mala education”, forse si tornerà a respirare quell’aria che nei primi anni ’80 fecero del regista spagnolo un cineasta cult.
In molti non conoscono le prime pellicole di Almodovar. Quelle che mostravano i suoi riferimenti culturali. Neppure su Wikipedia si trovano uno straccio di informazioni… (a parte per il primo film, le stesse identiche parole che leggerete qui… visto che l’autore è lo stesso).
Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio
Il primo film del cineasta spagnolo introduce già tutte le sue tematiche preferite: sesso, diversità, colore, gusto del trash. La protagonista è una delle sue muse, che apparirà in quasi tutti i suoi film, una giovanissima Carmen Maura, che interpreta Pepi. Una ragazza della Madrid post franchista tutta sesso droga e rock’n’rool. A seguito di una violenza subita da un poliziotto, per evitare la denuncia per le piante di marijuana che coltiva sul terrazzo, Pepi decide di vendicarsi traviando la moglie di lui.
Una donna frustrata, con tendenze al masochismo, che si scopre lesbica tra le braccia di Bom. Una carrellata di perversioni di ogni tipi vissute con leggerezza. Almodòvar comincia cosi a sdoganare la diversità sessuale, tutta la diversità.
Girato con pochissimi mezzi e in pochi giorni è un opera prima caciarona e sghagherata che pone subito lo spagnolo all’attenzione dei curiosi cinefili che vedono in lui una sorta di Russ Meyer europeo.
Labirinti di passioni
L’opera seconda del regista iberico è un manifesto camp dove l’atmosfera conta più della trama. Mai come in questa pellicola si avvicina al gusto per l’assurdo di un suo connazionale, Jess Franco, anche se molti pensano all’opera di Richard Lester.
Sexilia, Cecilia Roth un latra delle muse del regista che tornerà in parecchi film, è la leader di un gruppo rock, le coloratissime Las Ex. Con lei Reza Niro, un omosessuale assediato da un gruppo di khomeinismi e costretto a travestirsi per sfuggire ai loro agguati.
La trama è tutta qui. Sesso a vagonate, anzi paranoie e problemi legati al sesso. Il fim è ricordato più per essere l’esordio, con una piccolissima parte, di un prossimo grande Attore Antonio Banderas.
L’indiscreto fascino del peccato
Il terzo film del regista spagnolo è una commediaccia nera che potrebbe benissimo essere una produzione della Troma, o un sottoprodotto di Jess Franco: ricorda molto “Le sexigoditrici”.
La trama è esilissima: una cantante di flamenco in fuga dopo la morte del fidanzato per overdose si rifugia in un convento. Qui le suorine sono tutto tranne che timorate donne di dio. Suor Squallida, suor Perdita, suor Maltrattata, sono una congrega di ninfomani, masochiste, lesbiche e assatanate di sesso.
Tra le diversità che tornano oltre a quella dell’omosessualità c’è quella ad inclinazioni sadomasochistiche. L’inclinazione al bdsm avrà una pellicola tutta sua Legami.
Il film è un attacco diretto, pur se sgangherato alla Almodòvar ad una delle istituzioni piu amate e importanti in Spagna: la chiesa cattolica. Il produttore si spaventò e massacrò il film di tagli riducendolo da 115 minuti ad 87. Il culto era comunque nato.
Dopo una pausa di un film torna Carmen Maura, nel ruolo di suor Perduta.
Dopo questa prima triade inizia una storia diversa. Di contaminazione. Già da “Cosa ho fatto io per meritarmi questo” le atmosfere combiano. Elementi di melodramma, feuilleton, erotico e mille altre schegge si fanno largo nella poetica del regista. E sarebbe bello dedicare spazio, molto spazio, a queste pellicole che portano dal terzo film al successo. “Legami”, “Martador”, “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” (prima consacrazione del cienasta al pubblico internazionale)… Magari ne parleremo… Chissà, chissà, chissà….(citazione)
Il concorso di erezioni generali di Pepi, Luci, Bom…