Cinema – Il femminismo secondo Jess Franco (Le giornate intime di una giovane donna)


Anno di grazia 1972, di grazie per Jess Franco. Torniamo a parlare del prolifico regista iberico. Dicevamo del 1972. Un anno incredibile in cui il Tio Jess ha messo in fila 11 film, un record imbattibile (se non forse da un regista di hard), praticamente un film al mese, tolto agosto che le ferie spettano a tutti…

Vogliamo focalizzarci su uno solo, per ora, di quegli 11 film datati 1972: “Le journal intime d’une nymphomane”, che per una volta non ebbe una traduzione scellerata nella nostra lingua, anche se in realtà incredibilmente il titolista si dimostrò poco avvezzo col francese traducendo journal, diario, con giornate. Il film esce quindi in Italia con il titolo di: “Le giornate intime di una giovane donna”, tagliando quel ninfomane che era stato per una volta aggiunto in maniera fondata.

Diario o giornate il senso lo si afferra lo stesso. A dispetto di altre pellicole dello spagnolo del periodo dove contava molto di più l’atmosfera e l’immagine che la solidità della trama qui ci troviamo al cospetto di una trama solida e ben strutturata.

Linda è una giovane prostituta. La vediamo agganciare un cliente in un night club, passare una notte a bere e poi portarselo a casa. Quando l’uomo si addormenta sfinito Linda fa una telefonata alla polizia. “Venite e appena stata uccisa una donna”. Subito dopo si taglia la gola accasciandosi sull’uomo che viene cosi colto dalla polizia in apparente fragrante. Colpevole! Finisce in galera.

Entra in scena la sua giovane moglie: Rosa. La vediamo la prima volta austera e seria che suona il pianoforte. Arriva la notizia. Il marito si professa innocente. Rosa non ci crede ma decide lo stesso di indagare.

Il film ora si srotola su due piani. Gli incontri di Rosa con le amanti di Linda che le narrano la vita della ragazza, che noi vediamo come una serie di flashback. In uno dei primi capiamo da subito il movente del delitto. Franco mette in chiaro che il film non è un giallo. La giovane Linda appena arrivata in città dalla campagna viene violentata dall’uomo che farà incolpare.

Quella violenza le spezza la vita. Diviene ninfomane, alla spasmodica ricerca del piacere senza mai davvero raggiungerlo. Riesce ad avere relativa pace solamente con le donne. Le due amanti: la contessa Anna de Monterrey e la ballerina cubana Maria Toledano, sono le narratrici della vicenda a Rosa. Soprattutto la seconda legge lunghi tratti della storia dal diario di Linda.

Le due lunghe narrazioni fanno cambiare Rosa. Una trasformazione evidente sia fisicamente che mentalmente. Nel finale prende coscienza che forse anche lei preferirebbe un amante donna. Le scene lesbiche con la ballerina cubana sono però più dolci che sensuali.

Franco mette da parte per una volta la sua incredibile smania di femminilità per mettere al centro della pellicola la sua visuale femminea facendo diventare il film un vero e proprio manifesto femminista. In tutte le pellicole di Jess Franco gli uomini escono malconci, o sono tuttalpiù sottomessi alla superiorità femminile, arrivando ad essere addirittura personaggi macchiettisitici, ma mai come in questo caso l’uomo è figura meschina, insignificante, inutile.

In generale il film mantiene alto l’interesse per tutti gli 86 minuti di durata. Uscito in diverse versioni, come da tradizione per Franco, anche in una versione hard datata 1977 che però è praticamente scomparsa dalla circolazione. Anche il film originale è di difficile reperibilità. Mai ristampato su dvd per le beghe legali del produttore francese circola in una versione su vhs dove al doppiaggio Italiano sono state integrate diverse scene che erano state tagliate all’epoca dell’uscita, con il doppiaggio in inglese.


 

2 Risposte a “Cinema – Il femminismo secondo Jess Franco (Le giornate intime di una giovane donna)”

  1. Premetto che non ho mai visto questo film, ma conosco un po’ il lavoro di Jesus Franco in generale. Credo che buona parte della tua riflessione sia applicabile a parecchio cinema erotico, a lungo idolo polemico della critica femminista. Se oggettivamente è vero che questa sfera del genere ha sempre, ovviamente, spettacolarizzato il corpo femminile è anche stato per lungo tempo uno dei pochi luoghi in cui desideri, frustrazioni e problemi legati appunto a quel corpo, un corpo sessuale, fossero oggetto di un’indagine vivace, non necessariamente tremebonda e rassicurante. La questione di genere ha incontrato gestioni molto più superficiali e offensive altrove. Non mi meraviglia mai trovare certe istanze espresse in prodotti di questo tipo. Lo recupererò sicuramente.

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