Musica – Made Vs. Made (due storici live album)


Gli amplificatori stanno ancora fischiando, la folla di giapponesi è delirante in assoluta devozione dei magnifici 5.

I tre concerti della mini tournee Giapponese sono stati fenomenali.
Il 15 ed il 16 agosto a Osaka ed il 17 a Tokio.
Tre date del 1972 che segnano la storia.

Da queste tre date verrà tratto il più monumentale doppio live della storia dell’hard rock

Stiamo naturalmente parlando di

 

MADE IN JAPAN



La formazione Mark II dei Deep Purple era al culmine, la furia iconoclasta di In Rock era diventata una perfezione formale di suoni in Machine Head. Il passaggio una scheggia chiamata Fireball. Sulle tracce di questi tre LP si costruiscono i gig tenuti nella terra del sol levante.

La band ha già conflitti interni praticamente in appianabili, da una parte Roger Glover e Ian Gillan che tirano per pianificare in maniera più scientifica la vita di gruppo, e vogliono anche spazio per progetti personali e famiglia.

Dall’altra John Lord e Ian Paice gli alfieri fedeli della band, gli unici ad essere presenti in tutte le incarnazioni del gruppo del 1968 ad oggi.

In mezzo il folle Richie Blackmore, the guitar quello che una notte del 1971 trovandosi in mezzo ad Eric Clapton e Jimy Hendrix senza nessun timore reverenziale si dichiarò il miglior chitarrista rock vivente.

In quell’ora abbondante si trovano tutti i contrasti vigenti nella line-up del gruppo, egocentrismo e manie di persecuzione..
Gia i 5 non si guardavano più on stage e volevano dimostrare ognuno di essere il migliore.

Questa tensione che avrebbe schiantato di li a poco la formazione permise loro l’esecuzione di tre live perfetti.

I duetti voce chitarra di Strange Kind of Woman dove Gillan e Blackmore giocano a rincorrersi e a farsi il verso per  quasi otto minuti..
Avete mai sentito una voce che imita una chitarra e sopratutto viceversa?

Le lunghe improvvisazioni strumentali dei 20 minuti di Space Truckin, dove anche l’ormai ridimensionato John Lord lascia i panni del gentleman per straziare il suo hammond in fughe ed improvvisazioni di impronta classica, e Blackmore che fa.. imita il suono di un violoncello con la sua stratocoster.

Ma ancora l’assolo di chitarra di Highway Star in cui il ritmo viene preso in ritardo per poi esplodere in una cascata di note peggio di una colata di scintille da un tornio.

Tra parentesi la versione ristampata su CD in questi anni contiene un bonus CD con tre pezzi tratti da quei concerti: Black Night, Speed King e Lucille.

Appena tornati in Inghilterra e dati gli ultimi ritocchi all’LP che doveva uscire dopo il doppio live, Who do you think we are, Gillan e Glover se ne vanno..

Per molti i Deep Purple finiscono qui.

Al posto dei dimissionari giunsero due giovani talenti stanati dal manegment del gruppo.

Prima giunse Glenn Hughes, dai Trapeze, bassista di talento e valido cantante, la sua passione per il funky americano della Motown porterà nella band una ventata di freschezza notevole.

Alla voce dai Govenant giunse il giovanissimo David Coverdale, anche lui con una passione dominante per il blues.

I due troveranno subito una coesione contro il resto della band.

Burn il primo LP con questa formazione, dimostra già che il veliero Deep Purple si è avviato su mari più caldi e calmi.
La tensione tra l’anima nervosa e hard rock, completamente bianca della parte old del gruppo e la novità blusante dei due nuovi crea splendide melodie in bilico sulla rottura, come sempre per Purple.

La title track è da alcuni considerata la canzone più bella scritta dal gruppo.
La cavalcata Mistreaded è un blues bianco eccellente.

Nello stesso anno arriva Stormbinger, ma un altra volta gli equilibri della band sono rotti.
Hughes vorrebbe maggior spazio per la sua voce, Coverdale vuole dimostrare di essere il migliore, Blackmore come sempre non vuole cedere un centimetro per la sua chitarra…

 

MADE IN EUROPE


Da una registrazione di un concerto londinese della tournee europea del 1975 vengono tratti i nastri che creeranno Made in Europe il live che suggella la fine della carriera dei Purple, riformatisi poi nel 1984… altra storia.

La tensione live un altra volta si rivela fondamentale, i 45 minuti di questo live a mio parere eguagliano per intensità le registrazioni di Made in Japan.

Cinque pezzi, tutti classici del nuovo corso.
Burn testa fino allo spasmo apre le danze.
La cavalcata blues Mistreded con incastonata dentro Rock me Baby diventa un hard blues cupissimo.

Lady Duoble Dealer secca e sparata ed in chiusura Stormbinger.

Ma il pezzo che più rappresenta il corso Mark III dei Purle è You Fool no one.
Qui dilatata fino quasi a 17 minuti.
Ancora una volta le prove di virtuosismo dei 5 che si odiano e lo vogliono dimostrare creano l’incanto.
Paice schiaccia una assolo di batteria che più breve e coinciso supera per intensità quello di The Mule (dal live Giapponese) Blackmore ancora una volta gioca a fare il violinista.
Hughes e Coverdale si punzecchiano a chi ha la voce migliore, e Hughes dal canto suo infila qua e la scale armoniche classiche del funky che danno al pezzo un suono ibrido fantastico. Lord reclama spazio per il suo organo.

Quando il disco esce la band non esiste più, neppure la breve incarnazione senza Blackmore e con Bolin alla chitarra.

La tensione è rotta, Bolin e Hughes prendono il controllo del gruppo e Come Taste the band, unico LP della formazione Mark IV è un disco nero e blues

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