Pornocrazia, come la rete si è trasformata seguendo il porno. Dai dialer a 56 k al do-ut-sex

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Come è cambiata la rete dal ’99. Si lo so sembro un vecchio reazionario, un po’ lo sono. Ma non sto dicendo che è cambiata in peggio. Anzi. Quando entrai nel magico mondo di internet, sarà stato appunto il 1997 o giù di li, la prima cosa che scrissi nella stringa del motore di ricerca, credo fosse Virgilio, fu: tette.

Trionfalmente apparvero i primi risultati, dopo circa due tre minuti. Viaggiavamo tutti sotto falso nome, si il nickname, i ragazzi di oggi quasi non sanno di cosa si tratti, a caccia di sensazioni forti a cavallo di un modem a 56k. Io nelle chat a stanza di Irc o Mirc se volevo provocare mi facevo chiamare Scabbia. Non so perch ma mi piaceva.

Dicevo scrissi tette e apparvero i primi risultati. I primi carbonari siti web porno che erano ovviamente a pagamento. Un metodo di pagamento assurdo.

I pochi che sopravvivono oggi chiedono, che so, 5 dollari per un abbonamento mensile a banda larga, 30 per un abbonamento annuale in cui passano tonnellate di cose. Non si iscrive nessuno, forse qualche ingenuotto. Tanto si trova tutto gratis, legalmente e in streming. You Porn dite? Meglio ancora. Oramai ci sono addirittura i social network del porno come Xhamster dove ti iscrivi e puoi addirittura chattare con gli altri utenti, caricare i tuoi video, le tue foto, vedere webcam in diretta e gratis.

Ma allora no. Allora c’erano i dialer. Questa parola ha spaventato tutti quelli della mia generazione, e ne ha rovinati parecchi. Che succedeva? Tu cliccavi sull’immagine della cavallona tettona che volevi vedere all’opera e il dialer si installava nel tuo pc, sconnetteva il modem dal tuo provider dietro casa, che ti faceva comunque pagare le telefonate a tempo, e si collegava con un provider nelle Samoa occidentali o in Sud Corea che ti palava via 2 mila lire al minuto per la connessione… ricordo sempre a 56k.

Roba che per scaricare un filmato di tre minuti in bassa risoluzione ci volevano delle ore, figuratevi che botte di costi. Filmati che poi appunto erano a bassa risoluzione per cui più che vedere dovevi immaginare. Quella potrebbe essere una tetta, ma anche una testa rasata o un ginocchio.

Stavi li con l’orecchio teso perché se il modem si sconnetteva e riconnetteva potevi aver pescato il dialer. Poi gli antivirus fecero il loro dovere e lo spauracchio passò. Arrivarono i primi siti che chiedevano la carta di credito. Già ma chi aveva una Visa? Qui potevi fare una cosa però. Le home page dei vari siti mettevano a disposizione gratuita pochi secondi di alcuni video che potevi scaricare.

Ci volevano intere mattinate per scaricare sample da 20 o 30 secondi, sempre a risoluzione assurdamente bassa. Per vedere tre minuti di video dovevi scaricarne tipo 10 navigando tra vari siti che magari proponevano gratis 30 secondi qui o 30 la del video che ti interessava. Una follia. Si masterizzavano interri CD a pezzetti di 30 secondi. Risoluzione sempre ridicola.

Poi arrivò il primo servizio di peer to peer. Prima di Napster, prima della musica gratis. Si chiamava WinMx. Scaricavi da un singolo utente che vedeva chi gli succhiava la banda e 9 volte su 10 ti sconnetteva o metteva a disposizione per l’upload bande ridicole, tipo 2 o 3 kb. Figuratevi a scaricare un video di 5 o 6 mega, quanto pesa oggi una foto su Facebook, a botte di 4 kb al secondo. Video con titoli assurdi di cui non potevi vedere nessuna anteprima. Titoli lunghissimi e descrittivi.

Magari poi arrivavi a 10 kb dalla fine e l’utente ti sconnetteva, o ci litigavi. E il video era incompleto. O non partiva, o era stato scaricato da siti che usavano servizi tipo camuflage che chiedevano poi una password e un codice per decrittarli.

Ma già con pazienza si riusciva ad arrivare a video di 5 o 6 minuti. Intere microscene di film, spesso terribili film da VHS anni ’70 rippati chissà come. L’amatoriale fatto con il cellulare era una cosa neppure ipotizzata. Magari ti trovavi a scaricare lo stesso video 3 volte con nomi diversi. Che rabbia.

L’arrivo dell’Adsl a portata di tutti è stata una vera rivoluzione copernicana. In contemporanea arrivarano i veri peer to peer, Emule soprattutto. Potevi quindi scaricare interi film. Ho tenuto il pc acceso per settimane di fila, con liste lunghissime di cose in scarico, in attesa spasmodica che si completassero per vederle. Ogni volta che si tornava a casa si dava un occhiata alla schermata per vedere se qualche barra era diventata tutta verde e qualche file si era completato. Sembrava un eldorado.

Stava nascendo la pornocrazia. Intere filmografie a disposizione, i primi veri amatoriali che iniziavano a circolare. Certo erano quelli semiprofessionali di geni del genere come Hans Rolly o Alex della 100 per 100. Ma da li in poi la mutazione sarebbe stata continua ed incessante. Adesso come detto basta andare con il proprio ipad su Xhamster, Xvideo o dove volete per avere tonnellate di materiale caricato ogni 10 minuti, spesso in HD, spesso della vicina di casa frustrata, senza neppure bisogno di scaricarlo perché vige la legge dello streaming.

E’ a regola del do-ut-sex. Non si paga nulla e al massimo se si vuole si creano contenuti.