Racconti – Il filo luccicante


Che ci fosse qualcosa che non andava avrei dovuto capirlo da subito…

Ma che volete farci, lunedì mattina di corsa. Non trovare la forbice per aprire il cartone del latte mezzo assonnato, con i pantaloni da infilare, la borsa del lavoro da preparare…

Farò colazione al bar, mi ero detto. Il bar sotto casa però era ancora chiuso… Maledetto… alle 7.20 di solito eri già al bancone… dove sei?

Salto in macchina e il barista appare all’orizzonte. Troppo tardi per la colazione. Il barista già… C’era qualcosa che non andava nel barista. Per la madonna che capelli lunghi, ma non era rasato? Mah, sono svanito si sa…

La giornata al lavoro era stata abbastanza normale. Dico abbastanza perché maledizione non ho concluso quasi nulla.

In officina ero da solo, il capo e gli altri fuori per dei lavori. E probabilmente per fare sti lavori probabilmente si sono portati via mezza officina. Il flessibile, le lame dei seghetti, carta vetrata, punte da segno, forbici da elettricista… tutto scomparso… Nulla di male, ho approfittato per fare pulizia e per dei lavori d’ufficio.

Insomma tiro un orario indecente. Buio e nebbia quando torno a casa.

Sono maledettamente stressato, c’è solo una maniera per spazzare il cervello, solo una maniera.

Apro il comodino, cerco il “Dizionario filosofico di Voltaire”, no, non mi leggo qualche rigo del filosofo francese per spazzare la testa, non sono un film di Chabrol. In mezzo alle pagine ingiallite del libro, letto quando avevo 16 anni senza capirci un cazzo, ci sta Lei.

Lei è una Whilkinson in acciaio inox, temprata e levigata, luccicante e fredda. Alle volte basta passarla tra le dita per riprendere un filo di lucidità. Alle volte invece basta sfiorarsi la pelle con il taglio per sentire quel brivido secco.

Alle volte invece premo leggermente Lei su di me. Lei è una lametta.

Solo leggermente. Il giusto per aprire un taglietto e fare sgorgare qualche goccia di sangue. Poi lascio che le piastrine facciano il loro lavoro velocemente e si formi la crosticina sul taglietto…

Ma Lei non c’è…

Rigiro le pagine del libro una a una, non c’è, e non c’è il taglierino Beta, non c’è il serramanico, non c’è l’ago… Non c’è nulla di nulla.

Sono solo in un paese senza lame. Un mondo senza lame. Una vita senza lame.

Se fosse un film adesso mi sveglierei, che so in una segheria. Se fosse un romanzo di Italo Calvino adesso comincerei a vedere il lato ironico e assurdo di una vita senza arnesi da taglio… invece è un racconto mio.

Lei è la nelle pagine del libro. E adesso magari me la ripasso un po’ per le dita, solo un po’… solo un po’…

4 Risposte a “Racconti – Il filo luccicante”

  1. ho letto un pò di te.

    Hai quasi 40 anni… non so da quanto satai male, forse da una vita.

    Anch’io sono autolesionista ma ho un altro modo per farlo.

    Prima mi tagliavo ma poi ho smesso perchè non voglio deturpare le mia pelle.

    La psoriasi l’avevo nel tuo stesso punto ma ora è completamente sparita grazie a delle cure e ne sono felice.

    Mi faccio male dentro, in un certo senso.

    Laddove è pieno di macerie e nessuno vede.

    La gente mi chiede il perchè delle mie cicatrici sulle braccia, beh, dico la verità ma questo dolore è così intimo per essere mostrato.

    E tu forse hai sprecato troppi anni a farti male…

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