Racconti – Il giocatore

Erano anni che non mettevo piede qui dentro.

Ci rientro non per caso, oggi, domenica mattina di novembre.

Mani in tasca, berrettino militare calcato in testa. L’aria qui non cambia mai, così come le facce, sempre le stesse.

 

I vecchi mi riconoscono anche se sono anni che non entro, cenni di saluto, secchi, ma non sfuggono agli occhi dei giovani e dei novelli. Quello che ha appena messo piede in agenzia ippica è un giocatore.

 

Anche se un giocatore non mette piede in sala corse o ad un ippodromo per anni non sarà mai un ex giocatore. Un giocatore rimane sempre un giocatore.

 

I cenni di saluto dei vecchi sono sempre di aiuto. Ti muovi davanti ai tabelloni e i novelli ti fanno spazio.

 

Sono qui per una sorta di scommessa, a dimostrare che un giocatore non è mai un ex giocatore.

 

Mille vite fa mi sono pagato la più bella fuga della mia vita, due mesi a Cuba, grazie ai cavalli. Tris di Taranto, tutto sullo svedese Son of giggle. Un bel pacchetto di centomila e via dall’altra parte dell’oceano.

 

L’obbiettivo oggi più o meno è lo stesso, anche se chiamarlo azzardo è il minimo. L’obbiettivo è sfilarmi per un attimo dalla mia vita e portarti a Tokyo. A me di Tokyo interessa relativamente. Per mi hai promesso che mi terrai per mano e che rideremo e piangeremo assieme. E il solo pensiero mi spinge a rientrare qui.

 

Emanuele sa che questa è una missione impossibile. Un viaggio a Tokyo per due persone, almeno un paio di settimane, ci vorrebbero almeno 10 mila euro, non è certo con qualche scommessa azzeccata che potrei regalarti il tuo sogno.

 

Ma il giocatore nega l’evidenza, sempre.

 

In partenza la prima corsa di Napoli, Agnano trotto. Vediamo come gira la mia sensibilità verso i trottatori. Venti al via, quattro ritirati. Guardo le sgambature e leggo le prestazioni.

 

Solo una prova, 3 euro vincente sul numero 8, uno scherzo, al sediolo Vincenzo Ciotola. Tempi al chilometro invidiabili per una categoria reclamare, potrebbe anche correre in categoria G.

 

Vince, secco, facile.

Nulla di che. I tre euro diventano 12.

 

La follia mi dice di giocare adesso i 12 euro sull’ultimo del campo, il più sfigato. Paga 60, ergo sessanta volte la puntata. I 12 euro diventerebbero oltre 700. Nulla di che ma una fettina di Tokyo e di te sarebbe conquistata.

 

Il 5, Framecoire Bi, al sediolo una donna, Anna Luongo. Si chiamasse Alessandra sarebbe il segno del destino.

 

Ma l’istinto del giocatore lo tradisce sempre. Come può vincere sto cane. Il 15, si il 15. Cinque euro vincente, una trio a Modena Ghirlandina e una scommessina su tre partite del pomeriggio.

 

Framecoire Bi vince. Facile. Il mio 15 manco si vede.

 

Mi viene da vomitare. Sbianco.

Una fetta di Tokyo era li ed è sfumata, persa, fottuta.

 

Mi viene da piangere e vomitare. La sensazione del giocatore che aveva avuto la gusta idea ma non l’ha giocata, dio quanto non la provavo.

 

Esco barcollando dall’agenzia, scendo le scale a chiocciola e mi trovo nel piazzale del macello.

Ci fosse almeno la nebbia a nascondermi, cazzo. Invece c’è il sole.

 

Mi infilo nel videonoleggio e affitto un film porno. Cercherò di distrarmi nel pomeriggio.

A due passi c’è la redazione del giornale dove scrivo. A quest’ora non ci sarà nessuno, mi infilo per riprendermi.

 

C’è un nuovo collaboratore per lo sport, il suo primo giorno. Contento, pronto, felice. Lo prenderei a schiaffi. Lui e le sue partite dei giovanissimi. Io non come riempire la pagina oggi… Ma lo farò, come sempre.

 

Perché un giocatore azzarda sempre, non ammette mai di essere alla frutta….

4 Risposte a “Racconti – Il giocatore”

  1. Ciao Fa!!! ti ritrova qua anche te..eheh…mitico….

    @Em

    Io dico che gia’ la vita stessa è una continua scommessa….esserci e fare tutte le cose che si fanno , è una bella vincita con tanto di soddisfazione!!

    Il vostro viaggio lo farete….vedreai!

    un bacetto..

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