Visuali – Precipito (o parto?)

precipito

 

In fondo sono anni che sto precipitando in me e nel mondo. Sorridendo cinico in attesa della collisione…

Ma è inutile che lo spieghi io.

Lo lascio al testo di una canzone 

Precipito, di Giorgio Canali

Precipito, guarda a che velocità io sto cadendo
precipito, rapido, sempre più rapido, verso il fondo 
precipito, guarda come brillo mentre scendo
precipito, incandescente come una cometa risplendo
precipito… precipito… 
giù, come un fulmine a ciel sereno
sereno sarà e se non sarà sereno, tanto meglio…
che è più spettacolare e coreografica
se ti schianti, la furia degli elementi
giù, vertiginosamente giù, senza dimenticare di girarti verso le telecamere
fare “cheese”ai fotografi e poi giù a pugni chiusi
che all’impatto i sismografi non resteranno delusi
precipito guarda come sono telegenico metre mi schianto
precipito,ammira la mia aerodinamica, sono il vento
giù, come Icaro, giù come una meteora
giù come forse sei tu quando viene la sera
giù, sempre più veloce giù 
cado, mi avvicino al suolo
mi sento sempre meno solo e sempre più libero di cadere giù precipitare
lo so che sto per farmi male
ma guarda come sono magnifico, ora mentre precipito
precipito… precipito…
precipito, guarda come brillo mentre scendo
precipito, come una supernova risplendo
precipito come Icaro, come una meteora
precipito come un fulmine, come una cometa
cado dalle nuvole, dal cielo senza futuro e questa volta per davvero!
precipito, ammira il mio stile mentre sto scendendo
precipito, guarda che precisione
la mia rotta di collisione con il mondo
precipito…
precipito…
precipito…

8 Risposte a “Visuali – Precipito (o parto?)”

  1. Sì, certo… io ho già toccato terra, nel mio precipitare. Ossa rotte, sono tutta una rovina, come il Partenone. E non so quanto ci vorrà per aggiustarmi…

  2. uhm..bho..

    tempo fa..e se ora se fossi un’altra persona..direi/scriverei:

    si precipita perchè lo si vuole..

    ma non è vero, cazzo!

    scus…

  3. Volare e poi precipitare, è comunque inevitabile… ed è splendido movimento e vita, ferite o no; il problema è il fondo…

  4. Jung scriveva che occorre toccare il fondo per capire davvero.

    Io, che non sono nessuno, dico che quando si tocca il fondo si può risalire ed essere più leggeri.

    La zavorra resta lì.

    Il problema è in chi non sa precipitare, non sa annegare e resta in superficie…a galleggiare.

    Pesantemente come un peso morto…Come uno…….

    Ditelo voi 🙂

    Ciao

    EM

    Rosalba

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