Racconti – Anmeris

Ho ritrovato nascoste nel risvolto di copertina di un vecchio libro un pacchetto di fogli datati estete del 1989. Avevo 17 anni, ero follemente imanorato di una donna più grande di me, che non ha mai saputo del mio amore. Ero solo e con tendenze depresse, dark e anche un po’ suicide.

Rileggendo mi sono emozionato. Le ribatto e le salvo in un nuovo tag: 1989.

Questa era dedicata a quella donna di cui solo oggi ho il coraggio di scrivere il nome, il foglio originale riporta come titolo un geroglifico in una sorta di alfabeto stilizzato che inventai… Ah la gioventù..

Fu scritta davanti ad una splendida foto di cui ancora conservo il ricordo.






Sulla sabbia ancora umida del primo mattino vi sono delle lievi orme di piccoli piedi che vanno verso il mare tempestoso.

 

Seguendole con gli occhi in fondo vi si trova una figura ancora indistinta. Mi avvicino con passo svelto e silenzioso e la figura diventa chiara. E’ la figura di una donna esile e scattante. Le braccia e le gambe sono tese nello sforzo come se stesse fuggendo (ma da cosa?).

 

I capelli nerissimi e increspati dai riccioli le sfiorano le spalle e sono mossi dal vento fretto del mattino cupo.

 

E’ avvolta in un vestito stretto e grigio come il cielo che mette in risalto la grazia di quell’esile figura e tutto attorno c’è il vuoto… Nella sua lenta corsa è giunta al mare tempestoso e minaccioso e alza un braccio indicando un punto all’orizzonte come fosse una meta per sorridere.

 

Come se sapesse che io sono dietro d’un tratto si volta veloce e ne vedo il viso dal profilo aggraziato ma contratto (forse dal dolore?)   -piange-

 

Gli occhi sono cupo nel loro colore marrone e non riesco a vederne il fondo. Non è bella ma ha qualcosa di magnetico e nascosto tra le rughe della fronte increspata, o negli occhi in burrasca vi è qualcosa di molto profondo, meravigliosamente profondo.

 

Mi avvicino e vedo l’acqua fredda che le sbatte sui piedi nudi. E’ impassibile e vedo i pugni stretti (forse per rabbia? O è dolore?)

 

Non ho il coraggio ne di parlare ne di muovermi. Non vorrei spezzare il momento, l’attimo. E’ tesissima. Poi un onda più alta le sbatte sulle ginocchia bagnando il fondo del grigio vestito, sembra si rilassi, solo un po’.

 

Le rimango vicino e chiudo gli occhi per sentire meglio il mare. E li riapro poi e sono da solo qui di fornte a una fotografia e vi vedo tra la sabbia umida delle impronte di piccoli piedi…

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