RACCONTI – Isabelle si dondola nella notte

bigassIsabelle camminava dondolandosi piano. Aveva gli occhi scuri che quasi non potevi penetrarli da tanto che erano barriera. Luccicanti. Isabelle portava maglie nere come i suoi occhi e cercava spesso di scivolare nel buio per mimetizzarsi sul confine delle ombre della notte. La guardavo dondolare il sedere. Diceva di vergognarsene un po’ sin da quando era ragazza: “ma se avessi saputo che poteva piacere così tanto forse me la sarai goduta di più”, lo diceva con quel suo modo innocente di dire le cose. Quasi vergognandosi non solo del suo culo ma anche del concetto che stava esprimendo. Oscillava Isabelle, non solo fisicamente quando camminava, ma anche col pensiero. Oscillava dentro ai suoi abiti larghi che avrebbe voluto buttare al vento per indossare una aderentissima seconda pelle. Lo sognava guardandosi allo specchio. Si nutriva del piacere negli occhi di chi la guardava e che aveva imparato a cogliere dalle espressioni che la sfioravano per strada. Aveva imparato a vedere il desiderio che non si aspettava negli occhi degli altri. E allora un po’ si convinceva di essere bella. Lo era.

La guardavo desiderandola. Un desiderio cullato nel tempo, senza pretese, fatto di piccole cose, ben precise. “Vorrei annusarti, annusarti il sedere, sentirne il calore e il profumo”, glielo avevo detto o lo avevo solo sognato? Non lo so. Immaginavo di nascondermici nel suo sedere, immergere il viso tra le carni e non pensare più a nulla. Un pensiero quasi infantile.

Isabelle camminava dondolandosi piano. La seguivo con gli occhi. Gli occhi inchiodati sul culo. Immaginavo di arrivarle alle spalle ed inginocchiarmi e prendermi quello che desideravo. Come in un film hard di infima categoria non avrebbe detto di no. E sarebbe stato bello e sensuale. Ma intanto camminando Isabelle era arrivata al confine ultimo tra penombra e ombra. E con le sue movenze lente e la maglia nera che richiamava il colore degli occhi e della notte era sparita nel buio del locale ed io ero rimasto a guardare una scia di desiderio che andava scomparendo, li sul confine tra notte e giorno.