Racconti – Stefania, un guizzo marziano

La pelle è bianca, trasparente, quasi illumina la stanza come una fiammata di fosforo. Se spegnessi la luce brilleresti nel buio come un fantasma luminoso.

Ma non lo faccio. Rimango immobile appoggiato allo stipite della porta e ti guardo, sempre in silenzio, in silenzio a guardare Stefania.

Non vedo i suoi occhi, mi da le spalle. Non essere aspirato da quelle due pozze scure mi da l’opportunità di scorrere un po’ il suo corpo.

Esile, diafano. Si muove con una sinuosità che non le conoscevo. Forse non sa di essere osservata, forse proprio perché sa che sono alle sue spalle.

Si raccoglie i capelli ci gioca. Una massa nera che vorrei annusare, dove vorrei immergermi.

Qualche ciocca sfugge via dal gioco della mani e le accarezza la schiena. Il bianco della pelle ed il nero dei capelli che la carezzano, la graffiano quasi, mi fa socchiudere gli occhi.

Troppa luce esplode via da quel corpo che pare abbracciarsi, che pare cercare un attimo di pace, di stacco dal mondo.

All’improvviso piega leggermente il capo, gli occhi sono chiusi, sembra navigare in un altro mondo, in un’altra dimensione.

Non riesco a fare entrare nel mio campo visivo tuta la sua immagine, le gambe nude, il sedere coperto solo da un paio di mutandine nere, non li vedo… Li immagino per completare la figura.

Il mio sguardo è calamitato dallo schermo piatto e lunare della sua schiena. Il movimento a esse della sua spina dorsale, quasi danzasse nell’immobilità di un solo secondo mi ipnotizza.

Stefania ha questa forza atavica che non sa di avere. I suoi occhi e il suo corpo ti stritolano nell’immobilità del silenzio. Ti assale quasi con violenza nella dolcezza fragile che ti inietta nelle vene quando riesci a vederla.

Ogni volta che ho il coraggio di guardarla, ogni volta che il suo collo lungo da modella di Modiglioni, ogni volta che sulla pelle translucida appare un graffio che pare un opera d’arte incorniciata, ogni volta che un frammento del suo essere fisico mi trapassa mi immobilizzo.

Come se fosse troppo potente il messaggio. Non riesco più ad immaginarne la voce.

Vorrei chiudere gli occhi ed inginocchiarmi alle sue spalle e sfiorare la pelle della sua schiena con il volto. Cosi da essere ucciso dall’odore della sua pelle. Ma non ce la faccio.

Non muoverti, mi ordina il mio cervello, non muoverti mi ordina il mio stomaco, non muoverti mi ordina il mio sesso. Tanto è inutile che tu cerchi di sortire verso quel riflesso che è il guizzo marziano del corpo di un alieno.

Nessuno ti crederebbe… Proprio come un pazzo che ha visto un extraterrestre saresti additato a visionario se anche solo per un attimo provassi a raccontare la pelle di Stefania che ti ha trafitto.

 Silenzio, silenzio, silenzio, silenzio…